Ogni volta che parliamo dei nostri marò prigionieri in India, la nostra indignazione cresce a dismisura. Non solo perché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno subito una grave ingiustizia, ma anche perché il nostro Paese continua a essere umiliato dalle violazioni delle norme internazionali, senza aprire bocca e senza muovere un passo per ripristinare i diritti calpestati. Di fronte ai ripetuti rinvii della giustizia indiana sul caso marò, il silenzio del governo Renzi, che persevera nell'inutile linea attendista dei suoi predecessori, è imbarazzante e vergognoso.
Ma forse è proprio il silenzio quello che cerca, che la sordina e l'oblio soffochino i nostri militari, ormai dimenticati da più di tre anni. Quello che fa più indignare è che a ricordarsi dei marò siano più gli stranieri di noi italiani, anzi, di chi rappresenta gli italiani. Ieri, infatti, una delegazione del Parlamento europeo, in visita a New Delhi, ha incontrato il ministro dello Sviluppo rurale indiano e, nell'occasione, ha ribadito quel che pensa l'Europa del caso marò.
Geoffrey Van Orden, presidente della delegazione, ha affermato che l'Europarlamento ha rispetto per il sistema giudiziario indiano e per la sua autonomia «ma crediamo che il processo, cui sono sottoposti i Fucilieri di Marina italiani, sia un po' troppo lungo e che dovrebbe essere accelerato». L'India naturalmente non ha gradito. Ed è talmente infastidita dalle tensioni legate al rinvio del processo ai marò, che ha deciso di far saltare il progetto di organizzare un summit Ue-India, durante la visita del premier Narendra Modi in Europa il mese prossimo. Il portavoce del ministero degli Esteri indiano si è infatti premurato di annunciare che in aprile non ci sarà alcun vertice. Van Orden ha detto di essere deluso per la decisione, sottolineando che questa potrà rallentare gli sforzi mirati a raggiungere un accordo sul libero scambio tra Unione europea e India. E ha spiegato il perché del fallimento del summit: «Ovviamente noi diamo importanza alla reclusione di cittadini dei nostri Paesi membri in qualsiasi circostanza».
In poche parole, se si tenesse un summit, l'Europa non potrebbe fare a meno di mettere sul piatto la vicenda di Latorre e Girone.
Ma ci volevano gli eurodeputati inglesi, olandesi, tedeschi, slovacchi e sloveni a ricordarlo? Dovrebbero essere loro a minacciare, in linguaggio diplomatico, ritorsioni sugli accordi con l'India? Ma dov'è l'Italia? Dove sono i nostri premier e ministri, che avevano già a disposizione tre anni fa le armi per fare pressioni sull'India? Sono prigionieri, ma non come i marò. Inadeguatezza e codardia sono i loro secondini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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