Livorno - Finiti i momenti più concitati dell'emergenza, Livorno fa conti con le responsabilità giudiziarie e politiche del nubifragio di sabato notte, che ha causato almeno otto morti. La procura ha già aperto un'inchiesta ed è al lavoro soprattutto per accertare chi e come avrebbe dovuto intervenire tempestivamente per evitare il peggio, ma è giallo sugli interventi «scomparsi» effettuati dalla protezione civile a causa della mancata comunicazione sul sito del Comune.
La prima testa a cadere infatti non è né di un assessore né di un funzionario, bensì del portavoce del sindaco grillino Filippo Nogarin, il giornalista Tommaso Tafi. La sua «colpa» quella che l'ha spinto a rassegnare le dimissioni è di aver diramato sabato un comunicato stampa incompleto, in cui informava degli interventi della protezione civile solo fino a quella serata. Insomma, diverse ore prima che iniziasse il disastro. Soltanto ieri mattina è arrivata alle redazioni la seconda parte della nota, con l'elenco degli interventi effettuati nel resto della nottata. La questione che inchioda Nogarin però è un'altra: oltre alla pubblicazione su una pagina ad hoc del sito di ogni Comune, che deve essere consultata costantemente durante le allerte arancioni, gli allarmi della Regione vengono notificati in tempo reale agli enti locali attraverso un'App che - in teoria, almeno - dovrebbe essere in dotazione del sindaco e dei tecnici comunali e provinciali di Protezione civile e di Difesa del suolo. Ma Nogarin ha più volte lasciando intendere di non aver ricevuto messaggi, né di essere stato informato durante la notte dei report arrivati dal Centro di monitoraggio. Non solo: nei giorni scorsi Nogarin ha raccontato alla stampa livornese di aver scoperto solo al risveglio, domenica mattina, cosa era accaduto.
Nonostante ciò il primo a saltare è Tafi, dopo che la stampa locale, incrociando i dati dei messaggi di allerta inviati dal centro di monitoraggio della Regione al Comune con le informazioni sugli interventi effettuati dall'amministrazione pentastellata, ha puntato l'indice contro Nogarin.
Stando a quei dati, insomma, la protezione civile non avrebbe preso in considerazione gli allarmi né effettuato alcun intervento nella notte di sabato nonostante l'aggravarsi della situazione meteo. Ma erano le informazioni del Comune, a non essere aggiornate se non fino alle 22 di sabato. E per questo «buco» nella comunicazione Tafi ha fatto ammenda. «Per una mia negligenza nel non aver controllato il contenuto del comunicato ha spiegato ho causato un grave danno d'immagine per il Comune, la Protezione civile e il sindaco nei confronti di una città ferita. Me ne assumo la responsabilità e, viste le gravi conseguenze sulla macchina comunale, ho deciso di rassegnare le dimissioni da portavoce. Non posso accettare ha aggiunto che il puntuale e coraggioso lavoro svolto dai referenti della Protezione civile in servizio quella notte sia messo in discussione.
Mi scuso con tutte le persone che possono avere subito un danno da questa vicenda e soprattutto mi scuso con l'intera città».Nogarin sarebbe però intenzionato a respingere le dimissioni del portavoce. Ma è probabilmente solo l'inizio del balletto di accuse che iniziano a piovere sul Comune. E lo stesso sindaco potrebbe finire nel mirino.
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