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L'offensiva dei taxi del mare delle Ong: sette navi in mare per i "salvataggi"

Nel weekend l'ammiraglio Marzano era a Tripoli per un vertice sulle partenze. Ma con il nuovo esecutivo l'aria sta cambiando

L'offensiva dei taxi del mare delle Ong: sette navi in mare per i "salvataggi"

Nuovo governo giallo rosso alle porte? I taxi del mare delle Ong rispuntano come per magia almeno con sette navi. Il boom coincide con una vista ad alto livello della Marina militare a Tripoli per confermare l'appoggio al contrasto all'immigrazione clandestina. Il comandante in capo della squadra navale, l'ammiraglio Donato Marzano, era a Tripoli sabato e domenica per incontrare i vertici libici della Marina e Guardia costiera, che hanno confermato le dure accuse alle Ong. Se nel nuovo governo entrasse anche l'estrema sinistra la prima richiesta sarà quella di troncare la collaborazione con Tripoli in questo scampo.

Nelle ultime settimane la flottiglia delle Ong ha scatenato un'offensiva navale in piena regola per sfruttare l'ultimo periodo utile per la partenza con i gommoni dalla Libia prima dello stop invernale.

I numeri parlano chiaro: dall'inizio dell'anno sono arrivati in Italia 5.253 immigrati illegali. Nel mese di agosto sono stati registrati 1.268 arrivi, il dato più alto da gennaio, un quarto del totale. E solo nei primi due giorni di settembre sono sbarcate 118 persone con l'aggiunta dei 31 di ieri della nave Mare Jonio.

Dopo due mesi sotto sequestro l'unità è tornata in mare ripetendo lo stesso copione, nonostante sia stata diffidata dalla nostra Guardia costiera non essendo abilitata a operazioni di ricerca e soccorso. Ovviamente i talebani dell'accoglienza si giustificano sostenendo che il salvataggio è avvenuto per caso durante il «monitoraggio» al largo della Libia. Talmente casuale, che il 24 agosto, prima di intercettare il gommone, Mare Jonio ha incrociato a nord di Zwara, un'altra nave delle Ong, Josefa, che fa da osservatore e ricognitore per le imbarcazioni più grosse. Ieri il veliero Josefa della tedesca Resqship era attraccato in un porto di Malta pronto a riprendere il mare verso le coste libiche.

Il caso più eclatante delle ultime ore riguarda nave Eleonore dei tedeschi di Mission Lifeline, che non ha rispettato il divieto del governo a entrare in acque territoriali italiane. Al timone c'era il capitano Claus-Peter Reisch, che lo scorso anno ha sbarcato 230 migranti a Malta facendosi sequestrare la nave. Il tribunale de La Valletta lo ha condannato a 10mila euro di multa. Il comandante recidivo si è rifiutato di firmare gli atti di sequestro della Guardia di Finanza. A bordo di Eleonore era arrivato da domenica un esponente socialdemocratico tedesco, Markus Rinderspache. Lo scorso anno per pagare le spese legali al comandante sotto processo si sono mobilitati politici, volti noti della tv ed esponenti di spicco della chiesa cattolica tedesca.

Nave Sea Watch 3 che era comandata dalla tedesca Carola Rackete rimane sotto sequestro a Licata. Non è detto che lo stop duri a lungo nonostante le anomalie sulla sicurezza riscontrate a bordo. Open Arms, la nave dell'omonima Ong spagnola, è stata dissequestrata dopo pochi giorni dal Gip di Agrigento Stefano Zammuto. Però rimane sotto fermo amministrativo a causa delle deficienze sulla sicurezza riscontrate dalla Guardia costiera. Anche Open Arms, secondo le autorità spagnole, «non può svolgere operazioni di salvataggio».

L'ammiraglia delle Ong è l'Ocean Viking di Medici senza frontiere, che dopo avere sbarcato a Malta 356 migranti sta

facendo scalo a Marsiglia. L'unica nave ancora in attesa, con a bordo 13 persone provenienti dalla Libia, è l'Alan Kurdi dei talebani dell'accoglienza tedeschi di Sea Eye, più o meno e metà strada fra Malta e la Sicilia.

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