C'è un'eredità ancora poco nota del governo Gentiloni che gli italiani avranno modo di «apprezzare» con l'estate in arrivo: un caro vacanze generalizzato. A giugno 2017 infatti, il governo ha dato il via libera ai Comuni per estendere la tassa di soggiorno che era bloccata da due anni. Il provvedimento è stato infilato, nel più classico stile dei governi del Pd, in una norma apparentemente dedicata «allo sviluppo» e a «ulteriori misure per le zone terremotate» e non solo ha dato semaforo verde ad aumentare la «tassa sul turista», ma ha anche autorizzato i Comuni che ancora non l'avevano, a introdurla. Secondo le prime stime, si prevedeva che 100 nuove località avrebbero applicato la gabella (erano 726 in tutto). Ma, con la fame di soldi che dei Comuni, a meno di un anno dal via libera già 116 amministrazioni sono corse a istituire la tassa. E altre 137 la stanno discutendo. Lo rivela il dossier dell'Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno della società Jfc. «Nel 2017 -spiega al Giornale Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc- è stata superata quota 463 milioni, nel 2018 si arriverà a oltre 507 (un aumento del 9,4%, ndr). E potrebbero diventare 660 se gli amministratori si adoperassero per stringere accordi con le piattaforme di home tourism, come Airbnb». Cosa che, al momento, hanno fatto in pochi: tra questi Milano (previsto un gettito di 3 milioni), Roma (15 milioni), Napoli (1,5 milioni).
«Tutte risorse che invece di aiutare il turismo vengono sottratte al settore -dice Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi- ci sono famiglie costrette a versare decine di euro che potrebbero spendere sul territorio, non solo in albergo, ma anche per lo shopping o al ristorante. Il settore alberghiero oltretutto, è penalizzato dalla concorrenza sleale delle piattaforme di home tourism e in più è iper tassato: gli alberghi pagano in media oltre 800 euro a stanza tra Imu e Tasi. E non ci viene nemmeno consentito di scaricare la tassa dal reddito soggetto a tassazione d'impresa». «Il problema -incalza Alessandro Nucara, direttore generale di Federalbeghi- è anche che il ricavato non viene speso per servizi al turismo, come prevede la lagge. Se almeno con quei soldi tappassero le buche! Invece tappano solo i buchi di bilancio».
In mancanza di un decreto attuativo della legge che ha istituito la tassa, ci sono Comuni, come Ravello, che con i proventi hanno finanziato perfino i contributi all'agricoltura. E naturalmente chi già l'aveva introdotta, ora l'aumenterà.
Per fortuna c'è anche qualcuno in controtendenza: il sindaco di Lodi, visto che l'incasso era di soli 32mila euro e richiedeva agli albergatori una contabilitòà extra per riscuoterlo, ha deciso di abolire la tassa. Una mosca bianca.
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