La nuova frontiera del «cambiamento» gialloverde è un bambino di 10 anni che discute con genitori e professori durante una seduta del consiglio di classe o del consiglio d'istituto. Con una proposta di legge presentata dalla Lega al Senato, si abbatte anche l'ultimo muro dell'ampliamento della partecipazione degli studenti alle decisioni che li riguardano. Totem della contestazione del '68, il «Potere studentesco», con i populisti al governo, rischia di assumere contorni grotteschi. La proposta è stata depositata a Palazzo Madama il 19 settembre scorso, e porta la firma di un gruppo di senatori del Carroccio, ancora più avanti rispetto all'assemblearismo permanente a cui sono affezionati i grillini delle origini. Il titolo del disegno di legge potrebbe trarre in inganno: «Introduzione all'insegnamento curricolare di educazione civica nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, allargamento della partecipazione degli studenti agli organi collegiali della scuola, nonché reintroduzione del voto in condotta». Dunque, i leghisti propongono l'inserimento dell'educazione civica, obbligatorio, nelle scuole elementari, medie e superiori. Il ritorno del voto in condotta e, contestualmente, un coinvolgimento indiscriminato degli allievi nelle sedi decisionali di classe e istituto.
Sorprende il drastico abbassamento dell'età utile per essere eletti come rappresentanti. Nemmeno il sessantottino più sfegatato avrebbe dimostrato tanta fiducia nella «classe» studentesca. Il ddl, infatti, prevede la modifica del decreto legislativo n.297 del 16 aprile 1994, un testo unico che regola le «disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado». Secondo la legge, la rappresentanza degli studenti esiste soltanto negli istituti secondari superiori, a partire da 14 anni in su. Mentre questa proposta vorrebbe estenderla a cominciare dalla scuola elementare, dove i bambini portano ancora il grembiule d'ordinanza. Due rappresentanti degli studenti in ogni consiglio di classe, tre o quattro, a seconda delle dimensioni della scuola, in ogni consiglio d'istituto. Questo ultimo organo approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo e, dice il decreto del '94 «ha potere deliberante per quanto concerne l'organizzazione e la programmazione della vita e dell'attività della scuola».
L'unico limite alla partecipazione dei bambini della scuola elementare è il cosiddetto elettorato passivo. Che, secondo il ddl leghista «spetta agli alunni che frequentano la classe quinta anche se anticipatari». Possono essere eletti, quindi, ragazzini di 10 anni o anche di nove, nel caso si trovassero un anno avanti. Il diritto di voto, invece, è allargato a tutti. A partire dalla prima elementare, che vuol dire sei anni di età.
Dice la proposta di legge: «L'elettorato attivo per l'elezione dei rappresentanti degli alunni spetta agli studenti delle classi della scuola primaria, qualunque sia la loro età». Resta da capire se, una volta eletti, i bambini di 10 anni dovranno presentarsi alle riunioni dei consigli di classe e d'istituto accompagnati dai genitori o meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.