L'ultima frontiera del terrore: "L'Isis userà le armi chimiche"

I timori dei servizi di intelligence per capitali e città europee A rischio acquedotti, metropolitane e aule universitarie

L'ultima frontiera del terrore: "L'Isis userà le armi chimiche"

Se la guerra chimica del terrorismo islamico contro l'Occidente non è ancora stata lanciata, c'è un eroe da ringraziare: il preside della facoltà di fisica di Mosul, che nel novembre 2015 venne giustiziato sulla piazza di Ninive per non avere voluto mettere il suo sapere a disposizione dell'Isis. Ma da allora un anno è passato, e il Califfato ha arruolato qualcuno più disponibile di quel professore senza nome.

Così ieri dal governo britannico parte l'allarme: la chimica e la biologia sono le nuove armi cui lo Stato islamico si affida. «Non hanno ostacolo morale a usare armi chimiche contro le popolazioni e, se potessero, lo farebbero in questo Paese», dice il ministro degli Interni Ben Wallace in una intervista al Sunday Times, «il numero di vittime che potrebbe essere coinvolto sarebbe la peggior paura di tutti». E così facendo alza il velo pubblicamente su uno scenario cui gli specialisti dell'intelligence occidentale stanno lavorando da tempo, in silenzio per non creare ulteriore panico in una opinione pubblica già logorata dalla sindrome della bomba o del camion killer: quello dell'attacco con «dirty bombs», bombe sporche, ordigni resi micidiali non dal potenziale esplosivo ma dalla carica di veleni o virus che potrebbero spargere senza trovare ostacoli in qualunque metropoli occidentali. Scenari da incubo, perché contro la Morte Nera non esiste carroarmato che possa fare da scudo.

Acquedotti, mezzi di trasporto, luoghi affollati, comunità ad alto interscambio come le facoltà universitarie: tra i possibili bersagli c'è solo l'imbarazzo della scelta. Il ministro Wallace non parla a vanvera, perché dell'investimento dei gerarchi del Califfato nella guerra chimica ci sono purtroppo notizie incontrovertibili. E almeno in un caso le autorità di un paese occidentale hanno dovuto correre ai ripari: è successo in Francia, dove si sono dovute alzare le misure di sicurezza intorno all'acquedotto che alimenta Parigi, dopo che fonti attendibili avevano riferito di un inquinamento imminente da parte di cellule jihadiste. D'altronde già tra il 2002 e il 2003 l'allora leader di Al Qaeda, Al Zarkawi, aveva pianificato l'attacco alla metropolitana di Londra con proteine di ricina in grado di provocare la morte cellulare.

Il sogno originario di Osama bin Laden era, in realtà, costruirsi un'arma nucleare, ma il progetto si era arenato di fronte alle difficoltà tecniche. Da allora le CW, le chemical weapons, sono salite al primo posto nei piani di sviluppo del terrorismo islamico. La svolta è arrivata nel giugno 2014, con la conquista di Muthanna, dove era basata la principale fabbrica di armi «non convenzionali» del regime di Saddam.

I ricercatori del Califfato hanno davanti a sè un esempio cui rifarsi, il più importante attacco chimico condotto finora su una città sviluppata: l'attentato al sarin, un gas nervino, realizzato nel metrò di Tokio compiuto nel 1995 dalla setta di Aum Shinrikyo, ben più efficace (dodici morti) degli attacchi all'antrace realizzati negli Usa a ridosso dell'11 settembre. Ma il timore dell'intelligence occidentale è che oggi il livello tecnologico del Califfato sia già molto più avanti, dopo la campagna di reclutamento varata dall'Isis arruolando chimici, fisici, biologi e informatici per realizzare CW ad alto potenziale.

A preoccupare l'antiterrorismo è la varietà quasi infinita di varianti che questa strategia può imboccare. In un accampamento dell'Isis in Siria, per esempio, venne ritrovato il computer di un miliziano tunisino con migliaia di studi sulle armi chimiche, compreso un progetto di utilizzo come arma della peste bubbonica di provenienza animale.

Ma il sentiero più battuto pare sia quello degli Rdd, ordigni radiologici in grado di combinare esplosivi tradizionali con dosi ingenti di radio e celsio, usati nel trattamento del cancro e quindi di libera circolazione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica