Sopra le righe, Marina Ripa di Meana, nata Maria Elide Punturieri da Reggio Calabria, lo era anche davanti al cancro. Provocazione e sfida in tutto, anche verso «il mostro» come lo chiamava lei. Una malattia che non le ha lasciato scampo ma davanti alla quale non ha mai voluto arrendersi, perchè mollare non era nel suo stile. E allora l'ironia e l'intelligenza per sconfiggere il dolore e la paura. Lei che non si spaventa neppure se «non sarò più la strafiga di una volta ma mi sono sentita un cesso da buttare», racconta nel suo libro testamento uscito dopo la sua morte, avvenuta lo scorso 5 gennaio. «Ora ti curo io - Ho preso il cancro per le corna», scritto insieme a Marino Collacciani, cronista per alcuni decenni de Il Tempo, suo primo ufficio stampa, amico e confidente e pubblicato da Cuzzolin Editore. Racconta e scrive in modo intimista dei lunghi anni (17 sono tanti) della lotta contro il cancro.
Guardarti allo specchio e non riconoscerti dev'essere spiazzante, disarmante. Ma per lei no. Barbara D'Urso che la chiama per un'ospitata, la conduttrice che è all'oscuro di tutto finchè non vede la foto: Marina è sfigurata. Ma rinunciare mai. Ci vuole un'idea per rendersi presentabile in tv, soprattutto per non terrorizzare la gente con messaggi intonati al pietismo o alla disperazione. «Mi invento un cappellino, uno dei miei, con una veletta che lascia solo intravedere lo stato di devastazione. Così vado in onda e quando mi sono rivista modello abat-jour posso dire di essermi piaciuta molto».
Marina ci lascia materiale su cui riflettere del bello e del brutto della vita, sulle gioie e sui dolori, questa ragazza che ha speso una vita per essere controcorrente, ha voluto mettere nero su bianco il suo calvario, la sua lotta al cancro. Ieri sera la presentazione del libro nei saloni di Palazzo Ferrajoli a Roma. L'ultimo, perchè di libri ne ha scritti ben 14, raccontandoci tutto di lei, dei suoi amori, delle sue piccole follie, delle sue amicizie, di una vita vissuta a 300 all'ora in anni irripetibili, lei che sembra voler sempre stupire; una sera qualunque a cena, raccontare davanti a ospiti semi sconosciuti che lei, per procurare la droga al suo uomo, si è anche prostituita, il «suo» Carlo che ieratico le lascia il palcoscenico. «Quando stiamo bene la vita è scontata: invece, quando le forze diminuiscono piano piano, godi dei privilegi della giornata, delle cose belle». Così si raccontava agli amici più stretti. Racconti ed emozioni riassunti nel libro, i cambi di terapia, le sofferenze subite. «Dopo tre mesi di immunoterapia risorgo: i capelli rinascono e le sopracciglia spelacchiate s'infoltiscono». Ma emergono anche il coraggio, la dignità e l'ironia di una donna apprezzata per la sua intelligenza e per la sua schiettezza.
Tra le pagine del libro, emergono spaccati inediti di storia italiana e tanti piccoli tasselli di una personalità forte quanto controversa, del suo rapporto difficile con la figlia Lucrezia, della presenza confortante e avvolgente di Carlo, delle scenate perchè lei un po' bambina, il giorno prima dell'operazione non si sente coccolata. Della certezza che Carlo non la lascia mai sola. Neppure ora che l'ha raggiunta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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