«Mostrate la vostra forza al mondo intero», ha ordinato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ai 15mila fan riuniti a Sarajevo per il suo controverso comizio nel cuore dei Balcani e dell'Europa. La risposta è stata un tripudio di bandiere con la mezzaluna e di immagini innalzate come icone del nuovo «difensore dei musulmani nel mondo». Erdogan è stato acclamato a Sarajevo come un «sultano» e lui ha lanciato la sfida alla Ue: «Paesi europei che ritengono di essere culla della democrazia hanno fallito l'esame». Il presidente ha rincarato la dose sostenendo che «l'animosità con cui l'Europa ci attacca è il primo indicatore della grandezza della Turchia». E poi ha lanciato l'affondo per la conquista delle democrazie europee. «Siete voi che dovete entrare nei (loro) parlamenti al posto di chi ha tradito la nostra nazione», ha arringato il presidente riferendosi ai deputati turchi nella Ue che non amano Erdogan. E alla fine ha chiesto lo scontato appoggio per i suoi sogni di grandezza: «C'è chi vuole frenare la Turchia, ma noi alle prossime elezioni vogliamo farla progredire ancora. Ed è per questo che chiediamo il vostro voto. È arrivato il tempo dell'unità».
I turchi della diaspora sono arrivati in massa da diversi Paesi europei, compresa l'Italia, per assistere all'unico e clamoroso comizio elettorale all'estero di Erdogan. L'uomo forte di Ankara ha scelto il cuore dei Balcani per galvanizzare i tre milioni di connazionali che vivono in Europa. Un serbatoio di voti importante per il voto in Turchia del 24 giugno, che rinnoverà Parlamento e presidenza. L'obiettivo di Erdogan è ottenere un plebiscito che gli permetta di accentrare i poteri nelle sue mani.
Il comizio si è tenuto ieri nel palazzetto dello sport Zetra di Sarajevo. Muhamed Yanik, un giovane turco di 20 anni, ha viaggiato per 28 ore in autobus dalla Germania per non mancare. «Se me lo chiedesse morirei per lui», ha dichiarato orgoglioso riferendosi al presidente turco. Coskun Celiloglu, studente macedone di origini turche, è arrivato a Sarajevo «per appoggiare Erdogan, il nostro salvatore». Il gruppo Facebook sorto in appoggio al comizio ha scritto: «Benvenuto protettore dei musulmani nel mondo».
I servizi segreti turchi avevano segnalato il giorno prima il rischio di un complotto per assassinare il presidente durante la visita. Erdogan ha incontrato, prima del comizio, Bakir Izetbegovic, rappresentante musulmano della presidenza tripartita bosniaca. Lo stesso Izetbegovic, amico personale di Erdogan, si è chiesto rivolgendosi al coro di critiche per il comizio: «Qual è il problema? Il problema è che abbiamo un potente leader islamico che mancava da tempo». Erdogan ha garantito l'impegno turco nella costruzione dell'autostrada Sarajevo-Belgrado che costerà 3,5 miliardi di dollari.
Serbi, croati e anche una bella fetta di musulmani bosniaci vedono lo show propagandistico del presidente turco come l'espressione di una strategia «neo ottomana». La Bosnia è stata occupata dalla Sublime porta per quattro secoli fino al 1878. E in tempi ben più recenti, dopo la guerra etnica, la Turchia è penetrata politicamente ed economicamente nel Paese. A tal punto che il partito di Erdogan, Giustizia e sviluppo, aprirà ben presto una sede a Sarajevo.
Il leader dei serbi di Bosnia, Mlorad Dodik, ha accusato Erdogan di «interferire negli affari interni bosniaci». Il presidente turco ha fortemente voluto il comizio di Sarajevo per rispondere con un bagno di folla a Germania, Austria e Belgio, che avevano proibito manifestazioni politiche del genere sul loro territorio.
Un milione e 400mila turchi vivono sul suolo tedesco. Dino Mustafic, noto direttore teatrale, ha ironicamente descritto la mossa di Erdogan «come un comizio da tempi coloniali per la povera gente che possa acclamare il sultano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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