L'ultima del sindaco Marino: svendere gli immobili di pregio

La giunta di Roma vuole far cassa sbarazzandosi di 600 edifici, molti nel centro storico. Sconto del 30% agli inquilini che già pagano affitti irrisori. Insorge il centrodestra

L'ultima del sindaco Marino: svendere gli immobili di pregio

Ci risiamo. Per mettere un freno agli affitti low cost delle case comunali, il sindaco di Roma e la sua giunta si preparano a mettere in campo un'operazione che rischia di portare a una clamorosa svendita del patrimonio immobiliare capitolino.

La delibera è stata approvata martedì scorso e verrà presto messa in votazione nell'assemblea comunale. L'obiettivo è vendere 571 cespiti - 294 sono abitazioni mentre il resto sono locali commerciali, magazzini e cantine - e raccogliere tra i 250 e i 300 milioni. Il «problema» è che per questi beni c'è chi per anni ha pagato canoni irrisori: poco più di mille euro l'anno per una casa di 90 metri a Via dei Coronari, 946 euro per 50 metri a Piazza Trilussa a Trastevere, 516 euro per 40 metri a Largo Corrado Ricci, con affaccio su Fori imperiali. Parliamo, insomma, di affitti da 50-100 euro al mese, somme che vanno ben oltre il concetto stesso di privilegio. Ma non è finita qui. Perché come avvenne anche in passato, gli inquilini avranno un diritto di prelazione e la possibilità di acquistare le case in cui attualmente abitano con uno sconto del 30%, salvo che si tratti di immobili di pregio. Una reiterazione del privilegio che consentirà a chi ha già pagato poco di affitto di fare strike e acquistare quegli stessi immobili con un enorme sconto. In sostanza uno schiaffo per i cittadini normali, quelli che hanno acquistato a prezzo di mercato e con infiniti sacrifici la loro abitazione e si apprestano ad assistere a un'operazione simile a quelle avvenute in passato a Roma di cui usufruirono anche ben noti esponenti della cosiddetta Casta.

L'opposizione si appresta a scendere sul piede di guerra. Oggi è previsto un incontro con l'assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi. «Finora abbiamo letto soltanto una lista di indirizzi» spiega il coordinatore romano di Fi, Davide Bordoni. «Vogliamo capire davvero di quali immobili stiamo parlando: metri quadri, estimi, classificazione, affitti pagati». Molto attivo il consigliere della Lista Marchini, Alessandro Onorato, che sui social network da giorni denuncia la vicenda. «Grazie al sindaco Marino, i furbetti che per decenni hanno vissuto nelle case del Comune pagando affitti ridicoli, potranno acquistare a prezzi di saldo. Ci opporremo con tutte le nostre forze. Peraltro noi consiglieri non possiamo ancora vedere né le stime né la regolarità dei titoli degli occupanti. Come facciamo a svolgere il nostro ruolo di controllo?». Di «doppio schiaffo» e di «rischio svendita per di fare cassa» parla il coordinatore regionale di Ncd, Roberta Angelilli, mentre sempre per Ncd Roberto Cantiani fa notare che «l'ultima operazione di questo tipo effettuata da Veltroni portò alla vendita di oltre 1.200 immobili per un introito di soli 150 milioni di euro». Insomma: occhio alle stime troppo ottimistiche. Fabrizio Ghera di Fdi fa notare due incongruenze. «Il Comune di Roma fa pagare affitti irrisori, poi paga a privati affitti pesanti per alcune sue sedi. Inoltre quando Alemanno tentò una vendita simile il Pd si scatenò e si decise di fare marcia indietro. Cosa farà adesso il Pd in aula?». Chi in passato si è battuto strenuamente contro operazioni di questo tipo - nel 2001 anche con un esposto-denuncia alla Procura - è la segretaria di Radicali italiani, Rita Bernardini. «Consiglio di controllare con enorme attenzione i cosiddetti prezzi di mercato. Se Marino vuole fare un'operazione trasparente deve mettere on line tutto, indirizzi degli immobili, le loro caratteristiche, canoni di affitto e prezzi di vendita, assicurandoci che non finiranno agli amici degli amici. Io feci una battaglia incredibile e ottenni di far pubblicare sulla Rete l'intero patrimonio immobiliare, ma appena non fui più in consiglio comunale venne tolto tutto».

Lo scandalo delle mazzette è stato un terremoto anche per il Campidoglio. La coop «29 marzo» aveva rapporti con la giunta capitolina e le indagini, con relative polemiche, hanno sfiorato anche il Comune. Il sindaco però ne è uscito indenne

È l'ultima polemica in

ordine di tempo. Qualche giorno fa infatti il sindaco ha firmato il via libera alla sperimentazione di una zona a luci rosse nel quartiere Eur. «Combatte il racket della prostituzione», ha spiegato. Ma in molti sono insorti

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