Beppe Grillo non è né responsabile né consapevole di quanto viene pubblicato sul suo blog e sui suoi account social. Lo dice lui stesso. Perché Beppe Grillo può (o almeno spera di poterlo fare) dire ciò che vuole restando immune da conseguenze. Sembra una battuta delle sue, invece è tutto vero. Succede infatti che il comico-leader, come sua abitudine, si lanci in un proclama accusatorio tramite il suo blog, accusando tutto e tutti indistintamente. È il suo stile, è l'imprinting del Movimento 5 stelle. Ma succede anche che qualcuno non la prenda bene e al di là dell'indignazione del momento si rivolga alla magistratura ritenendo diffamatorio quanto vergato sul web da Grillo. Tribunale? Condanna? Scuse? Rettifiche? Macché, solo una memoria difensiva paradossale in cui Beppe prende le distanze da Grillo.
Mesi fa un post al vetriolo in cui si leggeva, tra l'altro, «Tutti collusi. Tutti complici. Con le mani sporche di petrolio e denaro», riferendosi all'inchiesta Tempa Rossa sul petrolio in Basilicata. Il Pd, chiamato direttamente in causa, decise di non soprassedere di fronte alle accuse e il tesoriere Francesco Bonifazi decise di fare denuncia contro il leader del Movimento 5 stelle. Ieri lo stesso Bonifazi racconta via Facebook gli sviluppi dell'inchiesta divulgando la memoria difensiva di Grillo in cui comunica che «non è responsabile, né gestore, né moderatore, né direttore, né provider, né titolare del dominio, del Blog, né degli account Twitter, né dei Tweet e non ha alcun potere di direzione né di controllo sul Blog, né sugli account Twitter, né sui tweet e tanto meno su ciò che ivi viene postato».
Incredibile ma vero. Beppe non è responsabile di quanto Grillo scrive.
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