L'università trasformata in sede Pd

Il rettore apre le porte a un convegno organizzato dai dem. In corridoio copie dell'«Unità» e manifesti del partito

L'università trasformata in sede Pd

Altro che baluardo di imparzialità, culla laica, libera e apartitica di cultura e ricerca. Nonostante, secondo il codice etico e il disciplinare di concessione dei locali, gli spazi accademici debbano restare off-limits a «iniziative di carattere politico o simili», all'Università di Udine per due giorni sventola la bandiera del Pd. Ma si sa, ci sono regole e deroghe. Il rettore, Alberto Felice De Toni, non ha avuto dubbi quando per il week-end ha aperto le porte del suo ateneo a un convegno su formazione e ricerca organizzato dal Partito Democratico, lo stesso che vede al governo del Friuli-Venezia Giulia la vicesegretaria nazionale Debora Serracchiani.

L'incontro è una sfilata di big del partito, ci sono il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone, e di parlamentari piddini oltre che dei vertici delle maggiori istituzioni accademiche italiane. Risultato: tra i corridoi dell'università udinese tra venerdì e sabato si distribuiscono copie dell'Unità in omaggio, piovono badge e cartelline marchiate con il simbolo della ditta, mentre l'atrio viene tappezzato di manifesti e spunta perfino uno stand dei deputati dem. Non solo, per assicurarsi che nessuno si perdesse la due giorni di tale «valore istituzionale», nei giorni precedenti l'evento dall'indirizzo ufficiale del rettore parte una mail, con tanto di link al sito del partito, destinata a tutto il popolo universitario, dal personale tecnico e amministrativo a docenti e studenti. Immediata la levata di scudi, storcono il naso pure le liste studentesche vicine alla sinistra, che non ne fanno una questione politica quanto di «opportunità», puntando il dito sulla «violazione» della prerogativa di imparzialità dell'università e del suo regolamento, mentre la Lega friulana, per bocca di Mario Pittoni, denuncia la «propaganda di partito mascherata da atto istituzionale».

Il caso è tanto eclatante che in poche ore la polemica è infuocata. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera si indigna e chiede «immediati chiarimenti» al ministro Giannini, perché la notizia, «secondo la quale il rettore abbia di fatto concesso l'uso del suo ateneo per una manifestazione del partito democratico» sarebbe, dice l'azzurro, «gravissima». Il motivo è semplice: «Le Università - precisa - luoghi che conosco molto bene, sono oasi sacre, della cultura e della ricerca, e tali devono rimanere. Non è accettabile una contaminazione politica da parte di alcuno, soprattutto, come in questo spiacevole caso, da colui, il rettore, il quale dovrebbe garantire la totale estraneità del suo ateneo a qualsiasi manifestazione partitica. Chiediamo - aggiunge ancora Brunetta - al ministro di verificare, di smentirci, lo speriamo, o di prendere al più presto seri provvedimenti in merito a questo disdicevole episodio, valutando anche la posizione del rettore». Il quale, però, non arretra di un millimetro, blinda la correttezza del suo operato dalle accuse di parzialità precisando al Messaggero Veneto di aver «accettato la proposta del Pd visto l'evento di alto valore istituzionale.

Gli spazi sono stati concessi a pagamento in armonia con il disciplinare di ateneo, nella parte in cui prevede che i soggetti esterni inviino una richiesta motivata indicando i contenuti e la tipologia della manifestazione». Anzi, quando poi prende la parola a fine convegno, ribadisce di essere «molto orgoglioso di averlo ospitato» e ringrazia Serracchiani «per averlo proposto».

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