Il lusso made in Italy è ossigeno per il Paese. Il solo alto di gamma relativo agli articoli personali, quindi abbigliamento, cosmetica, accessori, gioielleria e orologeria, vale 56 miliardi di euro (su un mercato mondiale di 223 miliardi), secondo i dati del Monitor Altagamma 2014 realizzato da Bain&co e dalla stessa Fondazione. Ovvero basta il fashion per ripagare i costi dell'energia, visto che il Paese ha speso nel 2013, secondo le stime 2013 dell'Unione Petrolifera, 56,1 miliardi (di cui 30,8 per il petrolio e 20,1 miliardi per il gas naturale).
Non solo. Il settore, secondo l'ultimo studio Global Powers of Luxury Goods di Deloitte, vanta un vero e proprio primato nel mondo: l'Italia, con 23 aziende sulle 75 prese in considerazione, è il Paese più rappresentato e quello che vanta il tasso di crescita più accelerato (il fatturato nel biennio 2011-2012, l'ultimo esaminato, è salito del 26,9%). D'altro canto nell'immaginario collettivo, la moda è italiana, è simbolo del Belpaese tanto quanto il David di Michelangelo. Non è un caso se «Il diavolo veste Prada» o se Richard Gere, in «American Gigolo», sceglie un completo Armani. L'italian style come simbolo di eleganza, qualità eccellente e attraente design è un dato di fatto riconosciuto nel mondo, a iniziare proprio dai grandi blockbuster americani. Un patrimonio da custodire e valorizzare. Tanto più poi, se si allarga l'orizzonte anche ad articoli non propriamente ritenuti alto di gamma. Abbigliamento, accessori e pelletteria valgono all'incirca 80 miliardi e impiegano, nei trentuno distretti produttivi del settore, oltre un milione di persone.
Ma non c'è solo la moda di elevata qualità. Il gusto del buono e del bello italiano genera miliardi di fatturato dai vini, dai prodotti gourmet, dalle macchine agli yatch, dal design e infine dagli hotel. Un vero e proprio universo che, secondo gli ultimi dati di Altagamma, vale 103 miliardi in tutto (sugli 865 del mercato mondiale degli articoli di lusso), il 7% circa del Pil, impiega 174mila addetti diretti e altri 317mila indiretti ed esporta poco meno del 50% della produzione. Un patrimonio che si auspica possa crescere ancora. Anche perché sono numerosi i settori su cui si potrebbe ancora fare di più.
Se nel design il made in Italy rappresenta l'80% circa del mercato globale (pari a 18 miliardi di euro), colpisce come nell'alimentare e nei vini, emblemi dell'eccellenza italiana nel mondo, la nostra quota di mercato sia ancora modesta (pari al 23% e al 10%). Colpa della frammentazione sul territorio e della mancanza di una visione globale che, spesso e volentieri ci ha fatto perdere terreno di fonte alle multinazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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