Il luterocomunismo della Merkel

Figlia di un pastore luterano, detto il "prete rosso" perché straordinariamente gradito al regime comunista ateo, sempre amabile coi dialoganti, ella non fu certo una dissidente

Il luterocomunismo della Merkel

Merkel moderata? Erede di De Gasperi, Adenauer e Kohl? Questo suggeriscono i politologi e gli storici un tanto al chilo dei giornaloni. I quali infilano Berlusconi e Brunetta nel sacco degli antieuropeisti traditori di De Gasperi e del suo moderatismo. Lo scrive il solitamente acuto Stefano Folli, del resto anche l'Omero dei politologi qualche volta dorme. Lo tuona soprattutto Giovanni Orsina, professore dell'Università di Confindustria, sulla Stampa , il quale spiega che il centrodestra italiano è inesorabilmente antieuropeista. E perché? Perché - dice testualmente - Berlusconi non è mai piaciuto ai «salotti buoni» del capitalismo finanziario europeo. Con ciò dicendo una verità orribile ma comunque verità - e cioè che chi comanda l'Europa oggi e la incarna non sono i popoli, non è una democrazia dove contano egualmente ciascuna testa e ciascuna nazione, ma lorsignori. E lorsignori oggi coincidono con Lorsignora, Angela Merkel.

Moderata la Cancelliera? Erede di De Gasperi al punto che le è dovuta una devozione quasi fosse figlia spirituale dello statista trentino?

Questa è una clamorosa falsificazione storica e biografica. Il pensiero e l'azione di De Gasperi hanno sempre affermato il primato della politica sull'economia. La sua idea d'Europa era ancorata all'enciclica di Leone XIII Immortale Dei , incentrata sul sogno di un'Europa cristiana, sociale e politica, tutto il contrario di un dominio finanziario ed economico della nazione più forte quanto a moneta e industria.

De Gasperi, appoggiato dal conte Sforza e da Einaudi, puntò all'unità politica. La sua base doveva essere un esercito comune europeo, che presupponeva per forza il costituirsi di una federazione democratica. Impossibile abbandonare per via anche solo uno dei pezzi di quest'anima. Non era un sognatore, De Gasperi. Arrivò a un palmo dalla vittoria. Ma la Francia si sottrasse e la sua ultima telefonata fu quella di Scelba che gli annunciava la sconfitta e lo fece letteralmente morire, con un Togliatti gongolante, certo che il suo nemico era morto sconfitto.

E la Merkel? Enzo Bettiza le dedicò anni fa una definizione fulminante. Moderata? No, luterocomunista. Figlia di un pastore luterano, detto il «prete rosso» perché straordinariamente gradito al regime comunista ateo, sempre amabile coi dialoganti, ella non fu certo una dissidente. Devota cristiana, fece le sue brave manifestazioni con la gioventù comunista, e per integrarsi meglio con l'impero sovietico imparò perfettamente il russo.

Quando poi la storia - come da metafora di Byron - si accingeva a cambiare cavalli, Angela Kasner sposata Merkel fece il gran passo. Il Muro era appena caduto ma l'unificazione tedesca era ancora pura volontà del grande Helmut Kohl, e Angela si iscrisse al piccolo ma improvvisamente importante movimento Risveglio democratico nella morente Ddr. Dopo l'unificazione volle fonderlo con la Cdu e si fece adottare dal vecchio Kohl, a cui pareva bello e simbolico allevare una delfina che veniva dall'altra parte del Muro. Diffidare dei luterocomunisti. Angelina si comportò con il padre politico come Bruto con Cesare.

Quando Kohl fu accusato, lui, eroe da tutti acclamato, di un peccato veniale per un finanziamento non regolare di poco conto, lei fu drastica: «È ora che se ne vada».

Così. Luterocomunista. Finalmente Kohl capì chi era: e il vero erede di De Gasperi ed Einaudi, trattato come un rudere inutile, sul giornale Der Tagesspiegel la fulminò dalla sua sedia a rotelle: «La cancelliera, con la sua linea molto pericolosa nei confronti dell'euro, sta distruggendo la mia Europa». Qualcuno osa dire che mettersi contro la Merkel sia poco moderato e antieuropeista.

Piccola chicca finale.

Racconta Piero Craveri, nella sua monumentale biografia De Gasperi (Il Mulino) che lo statista trentino era convinto che per l'unità vera dell'Europa ci fosse bisogno di una Germania dove non prevalesse l'idea luterana e dunque prussiana, e quindi nazionalista e dominatrice. E faceva voti perché «un'iniziativa cattolica si sostituisse a quella protestante». De Gasperi, diciamola tutta, oggi sarebbe antimerkeliano. E Repubblica e Stampa direbbero che è antidegasperiano.

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