«Personalizzare lo scontro», «concentrarsi su obiettivi mirati», «utilizzare i social». Le parole d'ordine della nuova campagna di comunicazione del Movimento Cinque Stelle contro i giornalisti danno l'idea della caccia grossa. Come rivelato sabato scorso dalla Stampa, il problema dei «giornalisti cattivi» con cui non bisogna parlare perché «giocano sporco» è stato al centro della riunione plenaria dei parlamentari svoltasi venerdì all'Hotel Parco dei Principi di Roma. Il dossier sui rapporti con la stampa, a quanto filtra, sarebbe caldissimo. Una vera e propria black list di «buoni» e «cattivi», cronisti con cui si può parlare e colleghi ai quali bisogna sbattere il telefono in faccia. Perché, come si ragionava anche nei giorni scorsi nell'entourage di Di Maio «l'unica stampa buona è la stampa estera». E naturalmente Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio.
Ma c'è di più. La nuova strategia varata durante l'incontro con i parlamentari è ancora più profonda e pervasiva. Mirata non alla delegittimazione «delle testate giornalistiche» ma concentrata sui singoli cronisti, editorialisti, opinionisti. Nel mirino dello Staff ci sarebbero i giornalisti che seguono quotidianamente l'M5s e i commentatori più severi con i grillini e con Luigi Di Maio. Gli occhi del Grande fratello pentastellato sono puntati «sul comportamento social», in modo da sondare la buona o cattiva disposizione verso l'M5s. Ma quali sono le contromisure contro i «cattivi»? Nessun contatto, certo. Il silenzio. E pure il bombardamento di insulti sui «canali social».
Il Foglio in un'approfondita analisi firmata da Nicola Biondo e David Puente, ha parlato del gruppo Facebook «Club Luigi Di Maio». Un serbatoio di bufale, insulti e consenso, collegabile a personaggi della ristrettissima cerchia del leader grillino, come Dario De Falco, collaboratore e componente del comitato elettorale del capo politico. Lo stesso De Falco ha condiviso contenuti su quel gruppo. La fucina social potrebbe essere utilizzata nella «campagna di primavera contro i giornalisti». Un ritorno al passato, quello delle foto segnaletiche pubblicate sul vecchio Blog di Grillo e della rubrica «Il giornalista del giorno». Il metodo, però, stavolta è nuovo; tutto puntato sulla «potenza dei social network». Il solito «virus» da diffondere attraverso gruppi Facebook. Come gli insultifici «Tutto Travaglio Originale» e «Tutto Travaglio Forever», mascherati da «luoghi virtuali di supporto» al direttore del Fatto.
E i cattivi chi sono? In questi gruppi si possono trovare offese, beffe e foto satiriche nei confronti di molti giornalisti. C'è Massimo Gramellini del Corriere: «ignorante», il direttore del Foglio Claudio Cerasa da «denunciare per diffamazione». Bersagliati i cronisti della Stampa Ilario Lombardo e Jacopo Iacoboni. La conduttrice de La7 Myrta Merlino è «un personaggio senza vergogna». e «da contestare legalmente». Una web star grillina molto attiva è Daniele Tizzanini. Ai più il nome non dirà nulla, ma si tratta di un personaggio che è stato già al centro di molte polemiche.
Genovese di Marassi, ex ultrà del Genoa con precedenti penali, soprannominato «il bodyguard di Beppe Grillo» perché seguiva il comico a Genova durante i giorni dell'alluvione a ottobre 2014. Tizzanini il 12 marzo prende di mira anche il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Pubblica una foto con il commento: «Uno schiavo è per sempre». Insulti a iosa da parte dei fan di Di Maio. La caccia è aperta.
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