«Un problema esistente che viene risolto usando il machete, creando un'ingiustizia ancora più grande». Così il direttore del Tg La7 Enrico Mentana, che di campagne elettorali e relative infinite maratone ne conta parecchie alle spalle, bolla il regolamento approvato dall'Agcom sulla par condicio da applicare nelle tv private in campagna elettorale. Il riferimento è alla norma del regolamento che prevede - in sostanza - che se si invita un giornalista in qualità di opinionista deve essere garantito uno spazio adeguato a un altro che la pensa diversamente per garantire la completezza e l'oggettività dell'informazione. E in più l'ospite deve dichiarare la propria posizione in anticipo in modo che il conduttore possa scegliere un collega per permettere il «contradditorio».
Insomma Mentana, per parlarci chiaro, se un talk invita Travaglio o Damilano deve mettergli contro Sallusti o Feltri.
«E come si fa? Facciamo la prova del dna ai giornalisti? Chi stabilisce a che schieramento appartengono? E poi in base a quale categoria politica, ammesso che ne esistano ancora?».
Beh, alcuni giornalisti esprimono chiaramente le loro posizioni politiche.
«Certo. Ma allora, per esempio, un giornalista anti-renziano come lo incaselliamo: nel centrodestra? O nei 5 Stelle? E a un giornalista a 5 Stelle gli mettiamo contro uno di destra o di sinistra? Cosa facciamo, una scala Pantone degli opinionisti dei media?»
Comunque, diceva, un problema di giornalisti-opinion maker in effetti esiste.
«Certo, e si è visto bene nella campagna per il referendum costituzionale dove alcuni colleghi hanno avuto un ruolo attivo. Anzi, per scherzare, questa scelta si potrebbe battezzare norma Sallusti-Travaglio. Esiste certamente, come ha sottolineato l'Agcom, una necessità di equilibrio e pluralismo. Ma le questioni non si risolvono creandone ancora di più complicate».
Lei come si comporterà nei suoi talk e tg?
«Prima di tutto voglio andare a parlare con quelli dell'Agcom per capire quale sia la ratio e come affrontare tutto questo».
Che cosa potrà accadere?
«Il caos. Da sempre ogni politico passa il tempo a segnalare gli intenti negativi e squilibrati nei propri confronti o del proprio partito da parte dei giornalisti, figuriamoci ora con queste direttive».
Non sarebbe più logico lasciare al buon senso dei direttori delle trasmissioni la responsabilità di garantire equilibrio, salvo poi intervenire in casi gravi?
«Certo, dobbiamo intenderci su cosa sia giusto o meno. O ci si fida dei professionisti o non ci si fida. Dobbiamo lasciare agli esagitati dei social la pessima abitudine di perseguitare e inseguire sul web i vari Scanzi, Rondolino o Facci. Non farlo nelle trasmissioni giornalistiche».
Ma chi metterebbe contro Mentana?
«Mah.. proviamo a chiederlo all'Agcom».
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