Macché "pensionati alla riscossa", oggi la beffa Inps

La comicità involontaria de "l'Unità" nel giorno dei microrimborsi agli assegni. Consumatori e sindacati sul piede di guerra

Macché "pensionati alla riscossa", oggi la beffa Inps

Fotogruppo di nonne in vestaglietta a fiori, felici come pasque e titolo d'apertura «Pensionati alla riscossa». E no, purtroppo non è una delle tante testate satiriche che circolano sul web modello Lercio ma è proprio l' Unità , il giornale fondato da Antonio Gramsci, che ieri ha raggiunto vere vette di comicità involontaria se non fosse che i pensionati non hanno proprio niente da ridere.

Oggi circa 4 milioni e mezzo di pensionati incasseranno con l'assegno mensile il rimborso di una piccolissima parte di quanto era stato loro tolto con un provvedimento del governo Monti, poi bocciato dalla Corte Costituzionale come illegittimo.

Attenzione, due sono gli elementi da sottolineare: i rimborsi non riguardano l'intera platea dei pensionati che hanno subito il taglio giudicato incostituzionale. E anche per quelli che lo prenderanno, il rimborso è soltanto parziale, si calcola che rappresenti il 12 per cento di quanto sarebbe davvero spettato ai cittadini interessati.

Esempio: un pensionato che avrebbe dovuto avere 2.500 euro di arretrati ne riceverà soltanto 754. Ma chi ha una pensione più alta, diciamo dai 3mila euro mensili in su, non vedrà un bel nulla. Ma la tesi sci-fi dell' Unità è «Pensione più ricca per 4 milioni e mezzo di cittadini».

A fare i conti di quanto è davvero costata ai pensionati la mancata indicizzazione del loro assegno mensile decisa dal governo Monti per le pensioni che superavano di tre volte il trattamento minimo Inps è ancora una volta la Cgia di Mestre che calcola un taglio di 17,6 miliardi di euro. «Con la sentenza della Consulta, avvenuta nei mesi scorsi che ha bocciato la mancata rivalutazione il governo Renzi ha deciso di restituire solo 2,1 miliardi di euro - spiega Paolo Zabeo della Cgia -. Pertanto ai circa 4,5 milioni di pensionati interessati, l'Inps erogherà solo il 12,4% di quanto dovuto». La Cgia specifica che sono interessati i pensionati che nel 2012 percepivano un assegno mensile lordo compreso tra i 1.406 e i 2.895 euro. Ovvero una pensione netta tra i 1.200 e i 2.000 euro circa. Incasseranno in proporzione tra i 263 e i 601 euro. La mancata rivalutazione relativa al 2012 e 2013 dunque sarà limitata al 40 per cento per i trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo Inps e sino a quattro volte il predetto trattamento; al 20 per i trattamenti pensionistici superiori da quattro a cinque volte il minimo Inps; al 10 per i trattamenti pensionistici superiori da cinque fino a sei volte il minimo Inps. Per le pensioni oltre 6 volte il trattamento minimo nessun rimborso.

Ma le associazioni dei consumatori ed i sindacati sono già scesi sul piede di guerra e promettono ricorsi a pioggia su quella che viene considerata una scelta illegittima del governo dal momento che non rispetta quanto stabilito dai giudici costituzionali ovvero che il danno subito andava rimborsato a tutti e per intero.

Il Codacons ha già avviato una class action cui hanno aderito oltre 10mila pensionati. L'Anief invece promette che se necessario riporterà la questioni dinanzi alla Corte Costituzionale.

«Ricorreremo alla Corte di Conti per recuperare quel 70-90 per cento di soldi mancanti - annuncia Marcello Pacifico dell'Anief -. Ricorreremo pure contro la tassazione delle somme corrisposte. E siamo pronti ad impugnare ancora sino davanti alla Consulta il decreto legge 65 imposto dal governo, poi diventato legge 109».

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