Il M5S tenta l'ultima (disperata) carta per risalire nei sondaggi in vista delle Europee: aggrapparsi alla protesta dei gilet gialli. La strada è dunque quella di un patto con il movimento che in Francia è sceso anche ieri in piazza contro le misure del presidente Emmanuel Macron. Ma i due leader grillini, Alessandro Di Battista e Luigi di Maio, dimenticano però che in Italia i Cinque stelle sono forza di governo. Poco conta: la priorità ora è agganciare una forza di lotta per contenere l'assenza di temi europei e la débâcle elettorale. Mentre Davide Casaleggio pensa a trarre vantaggi (anche economici) per le sue aziende, mettendo a disposizione la piattaforma Rousseau, controllata dalla sua associazione, del movimento transalpino.
Il primo contatto fisico tra M5s e gilet gialli c'è stato ieri all'hotel de France di Montargis nell'hinterland di Parigi: Di Maio e Di Battista hanno incontrato una delegazione del movimento. Dopo i tentativi con le forze ambientaliste e di estrema destra, i grillini virano sui francesi. L'assenza di una piattaforma politica e programmatica in campo europeo ha spinto Di Maio al corteggiamento nei confronti dei protagonisti della ribellione francese. Corteggiamento che inizialmente ha dato esito negativo. Uno dei leader dei gilet gialli, Eric Drouet, il 10 gennaio scorso, ha rifiutato l'offerta di sostegno ricevuta dal Movimento 5 Stelle e dal vicepremier. Rifiuto riconfermato ieri sia da parte di Drouet che da un altro dei leader del movimento di protesta, Maxime Nicolle.
Di Maio e Di Battista hanno, invece, avuto un colloquio con Cristophe Chalencon e i candidati alle elezioni europee della lista Ric di Ingrid Levavasseur. Chalencon, che annuncia un altro vertice con Di Maio, stavolta a Roma la prossima settimana, è il leader dei gilet che aveva evocato l'intervento dell'esercito francese per destituire Macron. Intervistato da Le Parisien, Chalencon assicura che non ci sarà «nessuna alleanza» alle Europee tra la lista dei «gilet gialli» francesi e M5S. Di Maio è comunque soddisfatto: «Abbiamo parlato dei nostri Paesi, dei diritti sociali, di ambiente e di democrazia diretta. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi». In casa dei Cinque stelle si lavora al cambio della strategia per la campagna elettorale. I guru del M5s valutano l'idea di abbandonare la staffetta Di Maio-Di Battista.
Nei piani degli strateghi della comunicazione grillina c'era l'obiettivo di riproporre sul terreno politico il modello dell'Italia di Ferruccio Valcareggi nel mondiale in Messico nel 1970. La staffetta Mazzola-Rivera fece sognare gli italiani. E se la Nazionale si fermò in finale contro il Brasile, la coppia Di Maio-Di Battista rischia di non superare i gironi di qualificazione. A un mese dal rientro in campo di Di Battista, il bilancio è negativo. I sondaggi per il M5S continuano a calare. Nell'ultima rilevazione Swg, datata 4 febbraio, i Cinque stelle sono bloccati in forbice tra il 24 e il 25 %.
Ma ciò che preoccupa lo staff è l'effetto Di Battista. Effetto che non si vede. E ora il Dibba, accolto dopo il viaggio in Centro America come il salvatore del Movimento, rischia la panchina. Gli insulti all'alleato Salvini e la riproposizione di temi vecchi (taglio dei compensi Rai e trattativa Stato-mafia) non portano voti. Casaleggio e soci pensano a un impiego con il contagocce.
La comunicazione correrà ai ripari: meno Dibba in tv e in giro. Più spazio al leader vero del Movimento, Luigi di Maio. Se il Dibba non accetta, il suggerimento dei guru del M5s è di accelerare la partenza per il viaggio in Africa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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