Roma - Le generose rinunce di porzioni di stipendio da parte dei parlamentari grillini sono sempre più esili. E non si tratta solo della quindicina di casi di carte truccate finiti nel mirino delle Iene. La maggior parte degli onorevoli a cinque stelle, col passare degli anni della legislatura, hanno versato cifre decrescenti.
A fare i conti in tasca ai big del MoVimento è l'ultimo numero del settimanale Panorama in edicola oggi, secondo cui lo stesso Luigi Di Maio, che nel 2014 aveva restituito 18.674 euro, nel 2017 s'è fermato a 10.053 euro: una sindrome da «braccino corto» che si misura con un calo del 46 per cento dell'importo dei versamenti. Anche il concorrente alla leadership dell'M5s Alessandro Di Battista, negli stessi anni, è passato da 33.319 a 3.454 euro: un calo di liberalità del 90 per cento, chissà se legato alla prospettiva di non ricandidarsi e perdere la congrua fonte di reddito. La parlamentare e candidata alla presidenza della Regione Lazio Roberta Lombardi è scesa da 17.320 a 1.399 euro e l'altra dura del Movimento, Paola Taverna, ha dato un taglio netto da 32.202 a 4.744 euro. Anche l'altro rivale di Di Maio del resto, Roberto Fico, ha ridotto i versamenti da 28.424 a 6.142 euro. C'è da dire che c'è chi è stato ancora meno prodigo: ci sono parlamentari grillini che l'anno scorso hanno restituito zero euro sui circa centomila annui che le Camere mettono a disposizione dei parlamentari per le spese. In questa categoria rientrano volti noti come Mario Giarrusso, Carla Ruocco e Danilo Toninelli. Basta osservare i grafici disegnati da Marco Canestrari, autore di Supernova, libro inchiesta sull'M5s, per vedere che nel 2017 l'importo globale dei versamenti al fondo per il microcredito crolla.
La spiegazione è semplice: Panorama fa anche il conto di quanto spendono
i 5 stelle per finanziare la propria attività politica: si va dai 482 mila euro di Giarrusso ai 320 mila euro di Di Battista. E alcune voci di spese sono davvero singolari: Di Maio avrebbe speso 9.000 euro in cancelleria.
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