Di Maio fa cassa con i giochi. E "taglia" anche la fortuna

Ridotto il payout di slot e lotterie: cala la percentuale delle vincite. Ma il governo rischia un nuovo autogol

Di Maio  fa cassa con i giochi. E "taglia" anche la fortuna

Anche il governo del cambiamento non disdegna di fare cassa con i giochi. Nella manovra sono spuntate misure che aumentano a livelli record la tassazione per i gestori del gioco legale. Ma non solo: per due passatempo molto popolari, Videolottery e New Slot, l'intervento dello Stato ha il paradossale effetto di un «taglio alla fortuna».

Le battagliere dichiarazioni di Luigi Di Maio contro i giochi («abolisco la pubblicità sul gioco d'azzardo perché sta distruggendo le famiglie») facevano pensare che il suo governo si sarebbe comportato in modo diverso rispetto ai governi del passato, che hanno sempre usato il settore come bancomat per i momenti difficili. Invece, paradossalmente, il governo del cambiamento ha fatto ricorso al bancomat più di altri. Addirittura, si può dire che proprio grazie ai giochi il governo abbia evitato di farsi del male nel suo più grande azzardo, la sfida all'Europa. Il ministro Tria di ritorno da Bruxelles lo ha ammesso con la consueta schiettezza: «Il passo decisivo per chiudere l'accordo è stata la tassa aggiuntiva sui giochi».

La nuova imposizione per le aziende del settore è pesantissima: sale all'1,40% (dall'1,25%) l'aumento del Preu, il prelievo erariale unico sugli apparecchi per il gioco, mentre il balzello su scommesse legali e gioco a distanza sale, a seconda della tipologia, dal 20 al 22-25% del margine di guadagno. Un primo prelievo aggiuntivo era già contenuto nella manovra «fantasma» approvata alla Camera e secondo i calcoli del governo avrebbe dovuto fruttare 239 milioni di euro. Al Senato, dopo l'intesa con Bruxelles, si sono aggiunti balzelli per altri 457 milioni, salendo a un totale davvero imponente di maggiori entrate: quasi 700 milioni di euro.

L'intervento, oltre alla scarsa coerenza con i proclami di Di Maio, presenta un rovescio della medaglia amaro per i giocatori. Perché i divertimenti più colpiti, slot e videolottery, subiscono un'imposizione così dura da rischiare di far sparire ogni margine di guadagno e quindi costringere le aziende a ritirarsi. Dunque cosa fa il governo del cambiamento che odia l'azzardo? Fornisce una via d'uscita, tagliando la fortuna. Se il ministro Padoan aveva imposto una tassa sulle vincite, Tria è stato più sottile: a essere tagliato è il payout, cioè la percentuale minima che, per legge, i giochi devono rimettere in circolo in termini di vincite. Semplificando, è il montepremi. Per giochi come slot e videolottery, che si vedono ridurre il payout dal 69 al 68% e dall'84,5 all'84% rispettivamente, significa ridurre la chance di vincere.

Oltretutto, il governo potrebbe aver fatto male i conti sulle entrate attese dalle nuove gabelle. «La riduzione del payout - spiega al Giornale l'avvocato Giulio Coraggio responsabile del gruppo in materia di giochi per lo studio legale Dla Piper - comporterà una riduzione degli importi restituiti ai giocatori e quindi degli importi rigiocati in una tassazione che non si basa sul margine, ma bensì sulla raccolta».

In sostanza «se lo stesso importo è rigiocato tre volte dal medesimo giocatore, lo Stato ci guadagna tre volte, ma se l'importo non è restituito in vincita, il rigiocato si riduce e quindi ci perde anche lo Stato». Secondo il legale, i giochi potrebbero perdere appeal e incassare meno. La conclusione è a sorpresa: se Di Maio vuole le coperture per il reddito di cittadinanza, gli conviene sperare che la gente continui a giocare.

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