Ecco l'ennesima piroetta di Luigi Di Maio. Adesso i toni si ammorbidiscono. E con la prospettiva del voto imminente diventa più accomodante anche con l'inquilino del Colle. Appena arrivato a Napoli per un comizio confessa: «Spero nel voto prima possibile. Siamo consapevoli però che la situazione è difficile». E lancia anche una tregua al Quirinale: «Siamo disponibili a collaborare con il presidente della Repubblica per risolvere la crisi, fateci ripartire». E, come un perfetto meccanismo di vasi comunicanti, quello che Di Maio concede a Mattarella deve necessariamente toglierlo a Salvini (definito «cuor di leone» per la rinuncia all'impeachment). L'idea di una coalizione elettorale sull'onda dell'indignazione per la bocciatura del professor Savona si sta ammosciando. Vuoi perché Salvini fin da subito si è smarcato dall'idea dell'impeachment, vuoi perché i sondaggi dicono che una coalizione giallo-verde ridurrebbe di un 10% i parlamentari pentastellati. E tra le file dei grillini la cosa non è stata presa bene. Proprio oggi Di Maio si confronterà con deputati e senatori del movimento: e si discuterà proprio della crisi e del modo di uscirne. Ecco perché la rinuncia di Cottarelli da molti è considerata l'ultima spiaggia per un governo giallo-verde che salvi la legislatura, e soprattutto i legislatori. Il terreno sotto i piedi di Di Maio insomma è tutt'altro che solido. Consensi in calo, crisi e mugugni interni. E, come non bastasse, c'è poi l'incognita Di Battista. Il Celestino V del movimento è partito proprio ieri per la sua nuova vita. Destinazione California. Scopo? Riprendere la professione di giornalista. E si è portato dietro anche compagna e figlio. Lunedì dalla Gruber è stato chiaro: «Se si vota, torno». Come candidato. «Forse alla Camera». La Gruber lo incalza sul futuro di Di Maio. Il Marat pentastellato abbassa, però, la voce e con sguardo mesto commenta: «Mi auguro possa essere lui il candidato premier per i Cinque Stelle». Che tradotto vuol dire: è tutt'altro che scontato. La road map di Di Battista è chiara: prima il lavoro e la famiglia ma, appena si torna alle urne, pronto a scendere in campo. E nel frattempo? Nel frattempo Di Maio perde il suo contraltare. Non c'è più Marat accanto a Danton e quindi il leader politico del movimento deve alternare momenti di indignazione feroce ad altri in cui si mostra aperto ai compromessi. Pur uscito dalla trappola della richiesta di impeachment Di Maio deve ora risolvere il problema della contro-manifestazione del 2 giugno. Ai suoi aveva detto di disertare pure la festa del primo giugno nei giardini del Quirinale. A quell'appuntamento non mancherà però Roberto Fico. Il suo ruolo istituzionale gli impedisce di disertare e anzi lo porta automaticamente ad assumere le vesti di pontiere tra Quirinale e movimento.
Insomma ora il volto rassicurante e pacificatore non è più quello sbarbato di Di Maio ma quello del presidente della Camera. Più passa il tempo e più Di Maio rischia di perdere un'identità forte. Tanto che c'è chi la sentito ieri sera scimmiottare Salvini affermando con enfasi: «O si parte o si vota».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.