La tirannia dell'elettorato pesa sul governo gialloverde e nel caso della Tav tira il M5S da un lato e la Lega da quello opposto. Se Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte vogliono bloccare la Torino-Lione per rispettare gli impegni presi con i grillini, si fa sentire il leader del Carroccio, che ai suoi ha sempre detto di non essere contro l'alta velocità.
«Secondo me occorre andare avanti e non tornare indietro», dice il vicepremier su Radio 24. Precisa che parla «dal punto di vista personale», ma che la sua posizione sia ben diversa da quella del M5S è chiaro: «L'opera serve e se per caso da un'analisi attualizzata del 2018 non serve, costa di più bloccarla che non proseguirla? Questo c'è scritto e questo faremo». In serata ha un po' corretto il tiro. «C'è l'analisi costi-benefici di quello che si è fatto - ha sottolineato Salvini - e di quello che si farà, di quello che conviene agli italiani. Là dove serve si va avanti, non si torna indietro». L'alta velocità in Val di Susa, infatti, è solo una delle grandi opere a rischio, per le pressioni grilline.
Salvini, dunque, sbatte il pugno sul tavolo, alludendo al rischio di perdere oltre 2 miliardi senza parlare delle penali, ma gli altri non sembrano disposti a mollare. «Sono tranquillissimo perché nel contratto di governo c'è scritto tutto. Il ministro Toninelli deciderà quando nei prossimi mesi andrà a parlare con l'omologo francese per avviare le trattative», spiega Di Maio alla fine del Consiglio dei ministri. E tenta di gettare acqua sul fuoco, aggiungendo che ora il governo si sta occupando di altro: Alitalia, Ilva... È quello che fanno sapere anche fonti di Palazzo Chigi: il dossier sulla Tav al momento non è sul tavolo del premier Conte e nessuna decisione è stata presa, l'istruttoria la sta facendo il titolare delle Infrastrutture.
Ma è evidente lo scontro e potrebbe essere quello evocato solo il giorno prima da Silvio Berlusconi. Dall'opposizione, attacca Forza Italia e attacca anche il Pd. Sui conti, di cui parla Salvini, da Bruxelles il portavoce della Commissione Ue che si occupa di trasporti, Enrico Brivio, chiarisce che la Tav Lione-Torino, «è un progetto importante non solo per Francia e Italia, ma per l'intera Europa» e l'Ue non darà un soldo se l'opera non sarà realizzata: sugli 8,6 miliardi di euro del totale, «il costo coperto dall'attuale accordo riguarda 1,9 miliardi di euro, con un cofinanziamento della Ue di 813,8 milioni di euro, il 41%». Denaro che l'Italia dovrebbe restituire e si potrebbero aggiungere risarcimenti a Francia e Ue, un miliardo abbondante già speso per le opere preliminari, senza contare i 350 milioni spesi dall'Italia. Ci sarebbero poi 4 o 5 mila posti di lavoro a rischio, fa notare il presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Fi, Antonio Tajani: «Questo governo è in contrasto con gli interessi nazionali. Se la Tav non si farà si rischia una penale enorme e il Paese farà marcia indietro». Una penale pari «a 13 Air Force di Renzi», sottolinea l'azzurra Deborah Bergamini. Di Maio insiste che la soluzione sarà in linea con quella nel contratto di governo, nel quale c'è l'impegno a «ridiscutere integralmente il progetto dell'accordo tra Italia e Francia». Una formula più fumosa di quella della bozza, che parlava proprio di alt ai lavori, ma che il M5S interpreta nel secondo senso.
Perchè il ministro dell'Interno Salvini ha accettato di firmare quel contratto di governo e ora deve sentire il «suo» sottosegretario grillino, Carlo Sibilia, dire che «le infrastrutture dobbiamo farle dove serve
e alcuni progetti devono essere rivisti»? In conclusione, «caos totale nel governo, Conte dice No, Salvini dice Sì. Qual è la linea dell'esecutivo gialloverde?», chiede la capogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini.
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