C'era una volta Super Francesco. Con i romani che ritraevano Bergoglio come un supereroe sui muri della città. Oggi sembra tutta un'altra storia. Con decine di manifesti che ieri mattina sono comparsi nel quartiere Prati, non lontano dal Vaticano, con scritto in romanesco e senza mezzi termini: «A Francè, ma n'do sta la tua misericordia?».
Nella foto un Bergoglio accigliato, pensieroso, una brutta immagine insomma. L'accusa rivolta al Papa è subito spiegata: «Hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti», si legge nel manifesto, «Hai decapitato l'Ordine di Malta e i Francescani dell'Immacolata, ignorato Cardinali». È proprio quest'ultimo punto, quello sui porporati, a far cadere i sospetti sugli ambienti più tradizionalisti della Curia romana, spalleggiati da alcuni fedeli arrabbiati e delusi dal Papa che avrebbero stampato e affisso illegalmente (la polizia sta indagando) i manifesti nel cuore della notte. Il riferimento («Hai ignorato i cardinali») è agli ormai famosi «dubia», i dubbi espressi da quattro porporati (Burke, Caffarra, Meisner e Brandmüller) riguardo ad alcuni paragrafi dell'esortazione apostolica «Amoris Laetitia» sull'accesso alla comunione per i divorziatirisposati. Il Papa non ha risposto ai quesiti dei quattro cardinali, e così è stato accusato di aver ignorato i suoi collaboratori. Oltre a questo, l'altro forte riferimento d'attualità presente sul manifesto è quello riguardante l'Ordine di Malta, da diverse settimane nell'occhio del ciclone, con il Gran Maestro Fra' Matthew Festing che si è clamorosamente dimesso dopo aver incontrato in Vaticano Bergoglio. Sia la Santa Sede, sia i Cavalieri di Malta, per voce del Gran Cancelliere, Albrecht Boeselager, hanno gettato acqua sul fuoco, precisando che non c'è alcun braccio di ferro in corso. Ma i creatori dei poster sono stati spietati, polemici e taglienti, accusando il Pontefice di aver decapitato il millenario ordine cavalleresco. «Francesco fa solo il suo dovere, mi sembrano messaggi affrettati e precipitosi», commenta a Il Giornale il cardinale Giovanni Lajolo, Presidente emerito del Governatorato Vaticano. E continua: «Anche se Bergoglio avesse preso delle decisioni forti, non è uno sprovveduto, avrà le sue ragioni». Conclude: «Non è detto che ogni azione del Papa debba essere accolta da tutti: il dissenso è ammesso ma non in questi termini, dev'essere rispettoso». Dentro le mura vaticane non sono pochi quelli che credono a un'azione di disturbo nata negli ambienti più conservatori della Chiesa; un'azione ben studiata che questa volta supera ogni trovata grottesca, come quando alcuni giorni prima dell'inizio del conclave del 2013 apparvero sempre nei dintorni del Vaticano, dei finti cartelloni elettorali che invitavano a votare come nuovo Papa uno tra i cardinali più gettonati.
«Se oggi attaccano il Papa e sono arrivati a doverlo gridare in un manifesto e, per giunta, in romanesco, vuol dire che stanno alla frutta», spiega Filippo Di Giacomo, commentatore di questioni vaticane.
«Hanno deliberatamente voluto far credere che si tratti di una specie di odio popolare che però in realtà non c'è. Dietro a queste accuse c'è gente disperata che pensava di sollevare una rivoluzione e che invece tra un po' si ritroverà a contarsi per nome e cognome.
Sostanzialmente», conclude Di Giacomo, «c'è stata una sopravvalutazione di quella che poteva essere l'opposizione a Francesco: anche coloro che si oppongono a Bergoglio sanno chiaramente che il Papa ha un sostegno dal basso che è ultra blindato».
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