Alla fine l'accordo in seno al governo è stato raggiunto. Al vertice tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, le forze della maggioranza hanno trovato l'accordo per i tagli all'editoria, misura fortemente voluta dal M5S che, nei giorni scorsi, aveva subito uno stop in commissione Bilancio alla Camera.
Il taglio, introdotto al Senato, verrà ripartito in questo modo: 20% nel 2019, 50% nel 2020, 75% nel 2021 fino a raggiungere lo stop definitivo nel 2022. In tre anni, dunque, spariranno i fondi all'editoria per i seguenti quotidiani: Avvenire (5,9 milioni di euro); Italia oggi (4,8 milioni); Libero quotidiano (3,7 milioni); Manifesto (3 milioni), Il Foglio (800 mila euro), oltre ai settimanali cattolici e alle testate delle minoranze linguistiche. Sarà garantita una "soglia protetta di 500mila euro" entro la quale non vi sarà alcun taglio per il 2019. Dai tagli, si precisa da Palazzo Chigi, sono escluse le agenzie di stampa nazionali e tutti i media locali.
Crimi: "Necessario sostenere le edicole"
Quello delle edicole "è un settore che, oggi, sta soffrendo tantissimo, un settore che è tutto in crisi", ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi, a margine del premio Castellano a Castel San Giorgio, nel Salernitano.
Per l’esponente del governo "in tutti questi anni, 4 miliardi di euro sono stati destinati agli editori e mai un euro è stato destinato a tutto il resto della filiera". Invece, conclude, "bisogna, forse, avere attenzione anche alle 28mila famiglie che stanno dietro le edicole".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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