Il governo deve fare i conti con l'Iva. Il patto raggiunto con l'Europa per l'ok alla manovra di fatto ha dei costi non indifferenti. Nell'accordo infatti Bruxelles ha chiesto delle clausole di salvaguardia sull'Iva che possono di fatto "esplodere" già dal 2020 con costi non indifferenti. Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio ha immediatamente precisato ai microfoni di Circo Massimo: "Non c'è aumento di Iva quest'anno e non ci sarà l'anno prossimo. Abbiamo disinnescato le clausole per quest'anno e le disinnescheremo anche l'anno prossimo". Stessa poszione quella di Salvini che scongiura per il momento gli aumenti: "Non aumenterà l’Iva. Non l’abbiamo aumentata quest’anno e non l’aumenteremo nei prossimi anni. L’aumento dell’Iva è un altro dei ’regalinì che abbiamo ereditato dai governi precedenti, come la fatturazione elettronica".
Ma a quanto pare le cose potrebbero andare in un altro verso. Una strada quella delle clausole che potrebbe portarci dritti dritti ad un vero e proprio salasso sui consumi. Le clusole infatti prevedono un aumento Iva da 23 miliardi per il 2020 e di 29 miliardi per il 2021 e per il 2022.
Tradotto in aliquote significa che quella ridotta al 10 per cento potrebbe arrivare al 13 nel 2020 e quella ordinaria che oggi è al 22 per cento potrebbe arrivare nel 2020 al 25,2 e nel 2021 toccare la quota record del 26,5 per cento. Insomma il governo gioca così a dadi col futuro. Basta una piccola sbavatura sui conti e scattano le clausole di salvaguardia. L'esecutivo nella sua intesa con l'Europa ha trovato un percorso pieno di ostacoli per i prossimi tre anni. La procedura d'infrazione per il momento è stata messa da parte ma il rischio di una manovra correttiva resta comunque dietro l'angolo.
Quella con Bruxelles, per il momento ha il sapore di una tregua. La guerra non è affatto finita e le pesanti clausole sull'Iva lasciano intendere che l'Ue ha lasciato sul governo una catena che difficilmente riuscirà a spezzare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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