dal nostro inviato a Napoli
«Ecco, venga, le mostro perché vinceremo». Berlusconi è in forma e particolarmente allegro nella Napoli della sua Francesca Pascale. Ha appena mangiato una pizza da Fresco, sul lungomare, dove s'è pure improvvisato pizzaiolo. Poi, prima del comizio al teatro Politeama per lanciare la candidatura di Gianni Lettieri, si intrattiene col cronista del Giornale nella hall dell'hotel Vesuvio.
Presidente, ottimista anche questa volta?
«Si, se la gente vota con il cuore, la testa e anche, perché no, col portafoglio».
Il portafoglio?
«Ma certo, guardi un po' qui...». Estrae un iPad e con il dito fa scorrere delle grafiche che dimostrano come la tassazione sia lievitata in tutte le città che andranno al voto, rispetto a quando governava il centrodestra. «Questo è il marchio di fabbrica del Pd: tasse, tasse, tasse».
Specie a Napoli anche se qui non governa il Pd.
«Sì ma sempre di sinistra è. Guardi il rapporto delle imposte tra il 2010 e oggi: Imu sulla prima casa da zero a 235 euro; sulle seconde case da 404 euro a 979 euro: più del doppio. E ancora: addizionale Irpef da 210 euro a 336 euro. Tassa rifiuti: da 245 euro a 450 euro. Quasi raddoppiato».
L'argomento rifiuti a Napoli, poi, per lei è tema sensibilissimo, giusto?
«Io risolsi il dramma dell'immondizia in meno di due mesi. Adesso de Magistris sta vanificando gli sforzi fatti in passato. E pensi pure che il sindaco aveva promesso la raccolta differenziata per il 75%. È fermo a meno del 20%. Si tornerà come prima, ahimè. A meno che i napoletani non scelgano Lettieri e Forza Italia».
Ce la farà questa volta, visto che alle scorse elezioni è stato sconfitto?
«Ma certo. La gente sa che de Magistris ha fallito. A fronte di una montagna di tasse i servizi ai cittadini sono calati e sono pessimi. Ma lo sa quanto spende in media Napoli per i servizi sociali? 47 euro pro capite in un anno contro i 250 euro di altre città. Per non parlare degli asili nido (trovano posto solo 2 bimbi su 100), dell'assistenza agli anziani e alle donne. A proposito di donne: qui abbiamo deciso di schierare un nostro pezzo da novanta donna».
Mara Carfagna.
«Esatto. Sarà la capolista e sta facendo un ottimo lavoro dopo aver fatto egregiamente il ministro».
Lettieri, Marchini, Parisi: tutti esponenti della società civile. È questa la carta vincente?
«Certo. La gente è stufa del bla bla dei professionisti della politica. E abbiamo scelto ovunque persone che vengono dalla trincea del lavoro. Campioni del fare».
Marchini è addirittura imprenditore come lei. Vi conoscevate già?
«Conoscevo sua madre e noi due c'eravamo incontrati in passato. Devo ammettere, però, che in questo periodo s'è creata una bella sintonia tra noi. È una persona calda e simpatica. Mi sembra di conoscerlo da una vita».
Vittoria anche a Roma?
«Sì anche perché credo fermamente nel ticket Marchini-Bertolaso. Roma è al collasso e Bertolaso è un campione nell'affrontare le emergenze. Non solo: gli ultimi dati danno in calo la Raggi, candidata grillina».
Però a Roma il centrodestra corre con un handicap perché vi siete divisi.
«Lo so ed è un controsenso. L'alleanza funziona e governiamo bene in tantissime realtà da anni. Corriamo uniti a Milano e in molte altre città ma non nella Capitale. Tuttavia sono ottimista anche in questo caso».
Cioè?
«Sono convinto che gli alleati, al secondo turno, convergeranno su Marchini. Al ballottaggio ci andrà lui».
Ha parlato di avviso di sfratto a Renzi se perde sia queste elezioni sia il referendum in autunno. Secondo lei gli italiani capiscono e condividono le ragioni del no?
«Avremo tempo per spiegarglielo. Il combinato disposto della legge elettorale che assegna un premio di maggioranza enorme alla lista che vince, anche solo col 25%; e una sola Camera che legifera agli ordini del presidente del Consiglio mi fa parlare di rischio regime autoritario».
Addirittura, presidente?
«Renzi l'ho conosciuto bene. Ha voluto cambiare la Costituzione, che è di tutti, per cucirsi addosso un abito su misura. È bulimico di potere, il premier. Se io avessi fatto un decimo di quello che sta facendo lui, avrebbero fatto la rivoluzione».
Presidente, torniamo a Napoli.
Lei, milanesissimo, ha una spiccata napoletaneità. Da dove le arriva?(Sorride) «Dalla musica. Quando suonavo sulle navi con il mio amico Fedele (Confalonieri) facevamo tanti pezzi straordinari di musica napoletana».
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