Marilyn e le altre (dodicimila). L'harem da cinema di Reagan

Il futuro presidente avrebbe avuto amanti a bizzeffe, fra cui decine di dive di Hollywood come la Monroe, Lana Turner e Doris Day

Ronald Reagan con la moglie Nancy nel 1964
Ronald Reagan con la moglie Nancy nel 1964

Nel Grande Pollaio di Hollywood - il più fastoso, il più rutilante gallinaio che la storia recente ricordi - c'erano femmine di lusso del calibro di Marilyn Monroe, Doris Day, Lana Turner. Non che i galli mancassero, nel Grande Pollaio. Clark Gable, James Stewart, Gary Cooper facevano sfracelli, sia al botteghino che nel cuore delle signore che furono ragazze, e noi ragazzi con loro, tra i Fifties e i Sixties. Ma il Grande Gallo, quello che per piumaggio e occhio assassino svettava su tutti, mettendo in riga anche i più gagliardi esemplari di serie A - lui che all'epoca era un gallo di serie B, quantomeno al cinema - si chiamava Ronald Reagan. Proprio lui, l'ex attore di western di second'ordine poi diventato presidente degli Stati Uniti: il quarantesimo, per l'esattezza; quello che dal 1981 al 1989 fece vedere i sorci verdi all'Unione Sovietica facendo sfilare dietro il suo carro da trionfatore l'ultimo segretario del Pcus, l'ormai addomesticato, inoffensivo, avvilito Mikhail Gorbaciov.

Il femminismo, con quel che si portò appresso, terremotando e poi tsunamizzando i rapporti tra uomini e donne, doveva ancora fare la sua comparsa. E in quel mondo semplice e un po' ingenuo; in quel secondo dopoguerra dove si sognava a stelle e strisce, e sembrava che nulla fosse più desiderabile dell' American dream , era normale sentir dire anche dalle nostre mamme che «l'uomo è cacciatore». E le donne? Bè, le donne erano ben contente di sentirsi (e se Dio vuole un po' sono tornate a sentirsi così) «cacciate», o conquistate, o sedotte: ciascuna scelga il termine che urta meno la sua sensibilità. Clark Gable, Humphrey Bogart, Jimmy Stewart. Questi erano i nostri eroi. Ma quello che inopinatamente «beccava» di più, dalle parti di Venice Beach, era lui, il futuro presidente morto a 93 anni, dieci anni fa, dopo che l'Alzheimer lo aveva ridotto a una larva.

A rivelarlo è una biografia, scritta da Darwin Porter, intitolata Love Triangle: Ronald Reagan, Jane Wyman & Nancy Davis , in uscita a San Valentino. Dice dunque la storia di Porter che Reagan si portò a letto oltre 50 fra star e starlette di Hollywood. Tutte in fila, in attesa del proprio turno, dietro la porta di uno dei bungalow del «Garden of Allah hotel». Aspiranti veline, starlette di coscia un po' grossa, showgirl semplicemente passabili, insieme con signorine di sicuro talento: tutte insieme, appassionatamente, in attesa del loro turno. Se sia stato tutto merito suo, di Reagan, non sappiamo. Sta di fatto che i boss della Warner Bros si fidavano del suo intuito. Ed era lui, in base a certi specialissimi «provini» che nel giro sono sempre stati un «must» a decidere chi avrebbe avuto una parte o una comparsata in un film. Molte di quelle ragazze hanno attraversato il firmamento di Hollywood con la velocità di una meteora. Altre, invece, nel firmamento hanno trovato una imperitura collocazione. Marilyn, su tutte, ma anche Doris Day, Joan Blondell, Lana Turner. Dicono che Reagan fosse spesso accompagnato nelle sue scorribande dall'amico Errol Flynn, che parlò di circa 12.000 «corpi bollenti» nelle notti di Ronald. Notti al calor bianco davvero, se è vero che sotto le lenzuola del «Giardino di Allah», in certe magiche notti, si agitavano anche quattro ragazze alla volta. Nel 1940, vai a sapere perché, Reagan sposò Jane Wyman. Durò solo 8 anni quel matrimonio. Fu nel '48 infatti che Reagan andò a sbattere contro Marilyn. Lui la guardò, mandò su e giù un paio di volte ed esalò un: «Sensazionale». Lei lo guardò, maliarda, e fece partire una rasoiata erotica: «Quando mi conoscerai, scoprirai che lo sono anche di più», gli flautò a tre dita dal naso.

Anni di superlavoro, per il giovane Ron. Sul nastro trasportatore, il destino gli servì a un certo punto Doris Day. Potevano essere nozze in technicolor, ma Ronald le preferì la scialba Nancy Davis, che di notevole aveva solo la famiglia di provenienza: gente ricca e potente, che cominciò a lavorare ai fianchi quel ragazzone trasformandolo da amabile citrullo, buono per i western girati a El Paso in un politico di lungo corso, e da democratico, come era all'inizio, in repubblicano. Giusta la scelta, giusta la moglie, giusta la decisione di uscire dal mondo della celluloide. Giusta infine la carriera, da governatore a presidente, lungo una traiettoria che doveva proiettarlo nella «Hall of Fame» dei grandi presidenti degli Stati Uniti.

Del Ronald rubacuori, naturalmente, non vedremo nulla nel film, in fase di lavorazione, che si

intitolerà semplicemente Reagan . Protagonista David Henrie, star della Disney. Niente sesso, zero Hollywood. Solo il grande nemico del Comunismo, l'amico della Lady di Ferro, la Thatcher, visto con gli occhi di un agente del Kgb.

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