Via le Ong dai mari italiani e più rimpatri, promette Matteo Salvini nel suo primo giorno da ministro dell'Interno. Ma a frenare è ora Roberto Maroni, predecessore alla segreteria della Lega ed ex ministro dell'Interno.
"L'immigrazione è un tema complicato", ricorda l'ex governatore della Lombardia in un'intervista a Repubblica, "Rimandare a casa i migranti non è così semplice. Devono essere rimandati nei Paesi di origine, non di provenienza. Con la Tunisia è facile, non con la Libia. Consiglierei prudenza, prima di dire ne rimandiamo a casa 100mila".
Maroni, inoltre, ricorda come il titolare del Viminale non possa "fare grandi annunci e fare troppo il politico". Ed è per questo che proprio lui ha sollevato la questione sull'opportunità di essere contemporaneamente ministro e segretario del partito: "Fare il ministro vuol dire stare in ufficio dalle 9 del mattino alle 21 di sera", dice, "Quel rango richiede una riservatezza che altri ruoli non richiedono: è il responsabile unico della sicurezza nazionale, non può mettersi a fare proclami tutti i giorni, cosa che invece farà Di Maio".
L'ex governatore lombardo non sembra ottimista sul futuro del governo: "Di Maio ha già fatto pesare che ci sono dieci ministri loro e solo sei della Lega", sottolinea, "Temo che questo governo sia complicato da gestire e, soprattutto, che prevalgano temi cari ai 5 Stelle e non alla
Lega. Non faccio il tifo perchè fallisca e non partecipo alle chiamate alle armi, voglio che Salvini vinca la scommessa ma ho delle riserve. Il reddito di cittadinanza rende più poveri e nega la dignità alle persone"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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