Roma - Già quando accenna alle necessarie «competenze» per amministrare la società moderna, a qualcuno a Palazzo Chigi forse fischiano le orecchie. «La preparazione specifica - dice Sergio Mattarella - è sempre indispensabile per affrontare qualunque argomento». Ma quando poi parla del ruolo dei «corpi intermedi» e della loro importanza «per la salute del tessuto democratico del Paese», il bersaglio del capo dello Stato diventa evidente: le rappresentanze sociali e gli enti di mediazione sono gli snodi decisivi della nostra Repubblica, «realtà in cui i cittadini si riconoscono», e quindi non si può pensare di azzerare tutto o quasi come vorrebbero i Cinque Stelle in nome della nuova democrazia telematica del clic.
Mattarella è a Modena e interviene a un convegno a diciassette anni dalla morte di Marco Biagi. Il giuslavorista ucciso dalla Brigare Rosse, spiega, «era un uomo di dialogo, uno studioso che approfondiva i temi della sua disciplina, avvertendo con grande consapevolezza che quell'equilibrio mirabile disegnato dalla nostra Costituzione richiede che ci si preoccupi costantemente di evitare che nascano ferite nella coesione sociale». Per questo, insiste, «i brigatisti assassini lo hanno ucciso, nel loro folle disegno di esasperare le contrapposizioni e le tensioni». Chi all'epoca si preoccupava «di cucire, di legare, di far crescere la coesione sociale, era un ostacolo, così come è stato per Biagi e per altri docenti, da Ezio Tarantelli a Massimo D'Antona o come per altri studiosi profondi e miti come Roberto Ruffilli». Ma alla fine «le Brigate rosse sono state sconfitte nella nostra società dall'unità del nostro popolo».
Oggi «a noi rimane il compito della memoria e della difesa della coesione sociale», secondo i valori della Costituzione. E l'equilibrio della Carta seguito da Biagi prevede che i corpi intermedi abbiamo un ruolo importante. Non solo i sindacati, ma anche le autorità di garanzia, gli ordini professionali, gli enti no profit, le associazioni e le strutture mediane dello Stato.
Certo, i tempi passano, il mondo va avanti e «occorre trovare nuove modulazioni, nuove articolazioni e strutturazioni, anche radicali, delle rappresentanze». Però, siccome l'Italia non è un soviet, non si può pretendere di cancellare i poteri di intermediazione e controllo, vere camere di compensazione del sistema.
«Vorrei sottolineare - conclude il presidente - che l'importanza dei corpi intermedi supera la pur fondamentale dimensione delle relazioni del lavoro, perché riguarda in realtà anche la salute del tessuto democratico. La loro emarginazione, la loro attenuazione di ruolo rende più fragile la società ed espone maggiormente i cittadini ad essere vulnerabili rispetto alle incertezze, alle insicurezze e alle paure».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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