Mattarella scioglie le Camere. Ora si può (finalmente) votare

Mattarella vede Gentiloni, Boldrini e Grasso. Poi firma il decreto di fine legislatura. Ora il Consiglio dei ministri indica la data del voto: "Elezioni il 4 marzo"

Mattarella scioglie le Camere. Ora si può (finalmente) votare

Rivendica i risultati raggiunti in "una legislatura fruttuosa". Anche nell'ultimo anno perché, a suo dire, il governo "non ha tirato a campare" ma "ha preso molte decisioni". Ma si guarda bene dal parlare di "larghe intese" o dall'ipotizzare un bis a Palazzo Chigi. "Qualsiasi cosa dica in risposta a questa domanda - ammette - credo che sarebbe usata contro di me...". Un punto fermo, però, lo mette sin da subito: Paolo Gentiloni, dopo la conferenza stampa di fine anno, non sale al Quirinale per presentarsi da dimissionario.

Ora la palla passa a Sergio Mattarella. "L'Italia non si mette in pausa - rassicura Gentiloni - ma si affida all'operato del presidente della Repubblica che deciderà le prossime tappe e i tempi. Io vi assicuro che il governo non tirerà i remi in barca ma, nei limiti fissati dalla Costituzione, il governo governerà". Sul dopo elezioni, il premier si limita a ripetere, più volte, un unico auspicio: un buon risultato del Pd. "Penso che dobbiamo avere molto a cuore la sinistra di governo", dice. Ma si tratta solo di una frase di circostanza. Perché da oggi alle prossime elezioni la strada sarà tutta in salita. Soprattutto per i democratici e per i cespugli della sinistra. Che i sondaggi danno in estrema sofferenza. Sessantasei giorni per definire alleanze, formare coalizioni, stendere liste e presentare agli italiani i programmi.

A traghettare il Paese fino alle urne ci penserà, appunto, il capo dello Stato che oggi pomeriggio, dopo aver parlato con Gentiloni per una mezz'oretta (video) e aver visto, in due distinti incontri, Pietro Grasso (video) e Laura Boldrini, ha siglato il decreto di scioglimento delle Camere (video). Decreto che è stato, subito dopo, controfirmato dal Gentiloni. Quindi è stata la volta del Consiglio dei ministri al quale è spettato il compito di varare il decreto con la data delle prossime elezioni. Che si terranno il 4 marzo. Si chiude così una legislatura (la diciasettesima) profondamente segnata dalle (continue) trame di Giorgio Napolitano, dai plotoni di esecuzioni che hanno usato la Severino per cacciare Silvio Berlusconi dal Senato, dalla fallimentare ascesa di Matteo Renzi, dagli scandali bancari e dalla normalità di Gentiloni.

Adesso può iniziare la campagna elettorale. I sondaggi danno il centrodestra a ridosso del 40% (con Forza Italia a fare da traino alla coalizione), il Pd ai minimi storici e i Cinque Stelle in difficoltà con il passaggio di consegne da Beppe Grillo a Luigi Di Maio.

Chi vincerà il 4 marzo, si vedrà. Intanto ci godiamo la possibilità di andare a votare e di sceglierci un governo. Visto che, negli ultimi anni, questo diritto (democratico) ci è più volte stato negato.

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