Mattarella vede nero e si prepara alle urne

Per il capo dello Stato c'è sentore di crisi e potrebbe sciogliere le Camere a luglio

Mattarella vede nero e si prepara alle urne

Roma - Fine corsa. Giardini aperti, folla con la bandierine, bande musicali, il popolo a palazzo. È il due giugno, festa della Repubblica, e Sergio Mattarella, come il suo ruolo impone, ricorda «il valore della stabilità». Ma ormai al Quirinale si sono convinti che questa stabilità dovrà passare per una crisi. Il governo, si prevede, ha un mese, massimo un mese e mezzo di vita poi, salvo sorprese, al primo vento cadrà. A luglio, dopo un breve giro di consultazioni, Sergio Mattarella, in mancanza di possibili maggioranze alternative, sarà costretto a staccare la spina alla legislatura. Il voto anticipato è programmato per metà settembre, giusto in tempo per mettere in piedi un nuovo esecutivo in grado di affrontare la Finanziaria. Insomma, per il Colle sempre meglio nuove elezioni che il default.

Il quadro, visto dalla prospettiva del Quirinale, è precipitato venerdì, il black friday che ha visto l'Italia balbettare di fronte alla lettera Ue di richiamo sui conti pubblici. In quelle ore Mattarella ha avuto contatti interni e internazionali «ad altissimo livello», forse Draghi e Visco. Gli hanno spiegato che ormai era più facile piazzare i titoli di Stato greci che i nostri, che non si riusciva a frenare lo spread, che i Paesi del nord, Olanda in prima fila, hanno diffidato Juncker a stringere accordi con l'Italia, che durante il vertice nessuno voleva fare incontri bilaterali con Roma, che nessuno parlava con Conte. Stiamo diventando degli appestati, pronti per la troika.

Il capo dello Stato non sta certo lavorando per la crisi, però, spiegano, deve «prendere atto della situazione». La coalizione giallo-verde è spaccata, non si tiene insieme «nemmeno con la colla», l'Europa ci martella e il Paese è sull'orlo del precipizio. E siccome tutti gli appelli presidenziali al «chiarimento» e alla fine delle guerre interne stanno finendo nel vuoto, il Quirinale si sta attrezzando al piano B.

Se e quando, più quando che se, il governo getterà la spugna, il capo dello Stato proverà l'ultima mediazione tra Lega e Cinque stelle, tanto per lasciare nulla di intentato. Subito dopo darà il via alle consultazioni: incontri-flash, perché Mattarella ha capito che nell'attuale Parlamento non esiste una maggioranza alternativa alla giallo-verde. Pd-M5s? Zingaretti si già sfilato. Un esecutivo tecnico? Ancora più impraticabile. L'unica strada è quindi ridare la parola ai cittadini.

Però non subito. Il presidente esclude che si possa votare in piena estate, quando la gente va al mare, le famiglie si dividono e l'affluenza ai seggi può variare in maniera vistosa. In Italia non si è mai fatto proprio per questo motivo, perché il risultato risulterebbe falsato da una partecipazione a macchia di leopardo. L'idea dunque sarebbe di sciogliere le Camere dopo la metà di luglio, sempre che Palazzo Chigi regga fino ad allora o che, al contrario, Matteo Salvini e Luigi Di Maio ritrovino miracolosamente l'intesa.

E siccome il capo dello Stato vuole coinvolgere nelle scelte anche gli italiani all'estero, è probabile che usi tutti i settanta giorni concessi dalla Costituzione tra lo scioglimento e la data del voto.

Da settembre in poi ci sarà tutto il tempo, per la nuova maggioranza, si spera salda, di preparare la manovra, che già parte con handicap di una quarantina di miliardi da trovare.

Riuscirà il tentativo di mettere al riparo l'Italia? Nemmeno Mattarella ha la bacchetta magica. «La Repubblica non si esaurisce nell'immagine di una sola persona, sia pure chiamata a impersonare le istituzioni».

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