Oggi è il giorno della verità, (dalle 8 alle 18) in cui 61,5 milioni di aventi diritto al voto sceglieranno i loro rappresentanti al Bundestag. Fra le meteore che hanno costellato il firmamento politico italiano alla ricerca di una legge elettorale, il modello tedesco prevede che ogni elettore disponga di due voti: uno per candidato del proprio collegio uninominale; l'altro, anche disgiunto, per un partito. In Parlamento entreranno solo le formazioni che ottengono almeno il 5% dei consensi. Secondo i criteri tedeschi, il nuovo Bundestag sarà molto «frammentato». Sono ben sei i partiti attesi in aula: la Cdu-Csu della cancelliera Angela Merkel, i socialdemocratici (Spd) dello sfidante Martin Schulz, e ancora due partiti sul fronte destro (gli xenofobi di Alternative für Deutschland e i Liberali) e due su quello sinistro (social-comunisti e Verdi). Merkel e Schulz, le cui rispettive formazioni governano d'amore e d'accordo da Natale 2013, hanno fatto di tutto per sembrare diversi se non addirittura alternativi. La verità però è che anche il loro appello finale agli elettori è stato quasi identico: non votate Afd. Se Merkel ha evitato di nominarli, Schulz li ha chiamati per nome e cognome, definendoli «nemici della democrazia». Il suo predecessore alla guida dell'Spd e attuale ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha affermato preoccupato che «per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale dei veri nazisti siederanno in Parlamento». Un'accusa pesante resa possibile sia dalla contiguità di alcuni esponenti di AfD con la destra estrema sia dal ripetuto utilizzo da parte della dirigenza di un linguaggio violento e scorretto: basti pensare all'appello del candidato cancelliere Alexander Gauland a «scaricare in Anatolia» la ministra dell'Integrazione Aydan Ozoguz dalle chiare origini turche.
I partiti storici tedeschi stendono dunque un cordone sanitario attorno ad AfD, partito comunque già presente in 13 dei 16 Parlamenti dei Länder che compongono la Repubblica federale. L'establishment spera in un'alta affluenza, a dispetto di una campagna elettorale piuttosto piatta, azzoppata in partenza dalla comune partecipazione dei principali contendenti al governo di grande coalizione. AfD dal canto suo tira dritto. Il partito di Gauland e della co-candidata Alice Weidel ha dimostrato di sapere fare due cose e di farle bene: rosicchiare consensi trasversalmente a tutti i partiti facendosi portavoce del malcontento dei tedeschi meno ricchi, ma anche di saper portare alle urne persone di ogni ceto e titolo di studio, gli «antisistema» rimasti fino a oggi ai margini del processo politico ed elettorale tedesco. Con la sua narrativa euroscettica, nazionalista, xenofoba e a tratti omofoba, AfD ha sdoganato il populismo tedesco, rendendo la Germania un paese un po' più uguale agli altri partner europei.
Per sostenere l'affluenza Cdu ed Spd hanno giocato anche la carta del voto postale: perché aspettare fino al 24 settembre quando in Germania si può comodamente votare dal proprio salotto e imbucare la scheda elettorale per posta, certi che arriverà alla sezione di raccolta nel giro di una giornata? Alle elezioni del 2013 il voto postale fu scelto da quasi il 20% degli elettori (con punte del 35% in Baviera), quattro anni prima dal 15%. La campagna dei partiti per stanare gli elettori meno convinti dovrebbe fornire un dato in ulteriore aumento.
Il che significa che il voto di oggi sarà ancora di più quello degli indecisi. Di coloro ai quali punta Martin Schulz nella speranza di smentire i sondaggi e recuperare il grande svantaggio che vede la Spd (al 21%) rincorrere senza speranza la Cdu di Angela Merkel (al 36%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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