Messa bis per Casamonica Gazzarra fuori dalla chiesa

Celebrazione in parrocchia a una settimana dalla morte del boss e dal funerale show Niente sfarzo, ma dopo la cerimonia i familiari se la prendono coi cronisti: «Rispettateci»

N iente bande, carrozze o elicotteri. Eppure anche la messa in suffragio di Vittorio Casamonica, celebrata ieri in forma strettamente privata, è diventata suo malgrado un evento mediatico. La cerimonia, stavolta, ha avuto luogo nella chiesa di San Girolamo Emiliani, ossia la parrocchia «di quartiere» dei Casamonica, poco fuori dal Grande raccordo anulare. Chiesa giudicata dal clan romano troppo piccola per ospitare il funerale-show andato in scena la scorsa settimana nella chiesa di San Giovanni Bosco, al Tuscolano, a cinque chilometri di distanza. Ma proprio il rumoroso precedente con la sua coda di polemiche ha attirato un gran numero di cronisti e operatori tv, assiepati intorno alla piccola chiesa, blindata dalle forze dell'ordine che, stavolta, erano informate di quanto stava avvenendo, fin dalle prime ore del mattino.

L'unico momento di tensione, in effetti, c'è stato quando alcuni familiari del defunto, molti dei quali vestiti in nero e con la barba incolta in segno di lutto, hanno attaccato verbalmente i cronisti in attesa fuori dalla chiesa, prima chiedendo di essere lasciati in pace e poi passando alle offese. La presenza dei poliziotti e dei carabinieri ha però impedito che gli animi si scaldassero troppo, e la situazione è rapidamente tornata alla normalità. Tra i pochi estranei ai familiari che sono riusciti a entrare, Gabriele Paolini. Il noto disturbatore televisivo si è presentato al termine della funzione con un fiore e un cartello: «Tutti i morti sono uguali, riposa in pace Vittorio». A suo dire, Paolini avrebbe conosciuto il defunto capo del clan romano molti anni fa, giocandoci a bocce senza sapere nemmeno chi fosse, e per questo motivo ha deciso di «omaggiarlo» in occasione della messa in suffragio di ieri.

Il parroco della chiesa di San Girolamo Emiliani, don Francesco Fissore, qualche giorno fa era stato indicato come l'uomo che aveva detto «no» alla richiesta della famiglia Casamonica di celebrare lo sfarzoso funerale. Ma lui stesso aveva poi smentito, spiegando appunto che erano stati motivi di logistica a far cadere la scelta sulla chiesa di San Giovanni Bosco, già teatro, tra l'altro, di altri matrimoni e funerali dei Casamonica negli anni passati. E infatti ieri don Fissore ha celebrato l'ottavario per il defunto, spiegando che «la messa si è svolta benissimo, i parenti sono stati tutti bravissimi, hanno fatto la comunione e alla fine sono venuti a ringraziarmi». Il prete ha anche rimarcato la significativa lettura del giorno, il brano tratto dal Vangelo secondo Matteo che parla dei «sepolcri imbiancati»: «C'erano letture molto dure, una lettera di San Paolo che esorta i cristiani a comportarsi in maniera degna e il Vangelo secondo Matteo che condanna i farisei ipocriti perché belli fuori ma marci dentro». Nessun messaggio «nascosto», rivolto ai Casamonica o ai politici. Anzi, quando alla discussa famiglia, don Fissore ha spiegato che almeno tre giovani Casamonica sono assidui frequentatori della parrocchia, «bravissimi, educati e gentili».

Al di là delle schermaglie tra parenti e giornalisti, l'unico membro della famiglia a parlare davanti a telecamere e taccuini è stata Eugenia Casamonica, nipote di Vittorio. Che ha chiesto scusa «al Papa» per i problemi provocati dal funerale, ma ha anche respinto le accuse di mafia e difeso lo «stile» di famiglia scelto per la cerimonia. Non una ostentazione da clan mafioso bensì una tradizione Sinti, ha spiegato la donna mostrando le foto di un vecchio funerale con la stessa carrozza utilizzata per lo zio Vittorio, però quella volta «senza clamore». Insomma, tutto quello spettacolo «non è mafia», ha giurato Eugenia: «Noi non facciamo la guerra, non buttiamo bombe come l'Isis ma solo fiori, ci siamo rimasti male perché non ci rispettano». «Oddio, non siamo santi - ha concluso la donna - ma se sbagliano i preti, non possiamo sbagliare noi? I preti violentano i bambini, noi non violentiamo nessuno. Lo Stato ci rispetti».

di Massimo Malpica

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