Paolo Bracalini
Nessuno come un ex democristiano ha il dono di fiutare i cambi di vento e capire quand'è il momento di riposizionarsi. E con il giro di boa del renzismo, dalla stagione vincente a quella dei problemi (il flop alle amministrative, il rischio bocciatura del referendum), le acque dentro Ncd sono tornate ad agitarsi ancor più del solito. Il partito di Alfano è diviso tra chi lavora per sganciarsi dal Pd e tornare a destra, chi rilancia l'alleanza di governo col premier sperando in un ritorno del vecchio Nazareno anche coi berlusconiani, e chi punta invece ad un asse organico con Renzi anche in futuro (il leader Alfano è tra questi, e pure il ministro Lorenzin) ipotesi però condizionata ad una modifica dell'Italicum, che così com'è concepito condanna a morte Ncd («Se la legge elettorale non cambia, apro la crisi dio governo» minaccia Alfano). La frattura è anche geografica, perché la componente nordica, specie lombarda, del partito è quella che più spinge per l'addio a Renzi. Non a caso proprio a Milano, con il rassemblement che ha sostenuto la candidatura di Parisi, è tornata in campo la coalizione allargata del centrodestra arrivando a sfiorare la vittoria. Un'operazione caldeggiata dal capogruppo Ncd Maurizio Lupi che - rumors di Palazzo Lombardia - punterebbe a diventare presidente di Fiera Milano, e quindi mollare al suo destino Ncd con cui non condivide più la scelta di appoggiare il centrosinistra. Ma anche l'ex governatore lombardo Formigoni è tornato ad avvisare Alfano: «Il tempo del Ncd al governo sia finito - dice al Corriere -. Oggi, non in ottobre. Spero che anche Alfano se ne convinca». La soluzione sarebbe un semplice «appoggio esterno» al governo, in vista dello sganciamento definitivo («non saremo alleati alle elezioni»). Altro alfiere del ritorno a destra è Renato Schifani, che ha dalla sua diversi parlamentari, mentre il senatore Esposito si è scagliato contro il suo leader: «Alfano si dimetta da segretario di Ncd, il suo doppio ruolo ha prodotto solo la distruzione del progetto iniziale di Ncd». Al Senato il gruppo Ap-Ncd ribolle, e i numeri a Palazzo Madama sono risicati per il governo. Non è passata inosservata nemmeno la presenza del deputato (ex?) alfaniano Alessandro Pagano al Cantiere del centrodestra a Parma. La direzione nazionale Ncd convocata per lunedì a Roma si annuncia parecchio vivace.
Il nodo di tutto è l'Italicum, senza premio alla coalizione ma solo al partito (il Pd, nel caso). Se il pressing su Renzi per cambiarlo non riuscirà, Alfano dovrà cercare una exit-strategy dopo il referendum. Un altro ex Dc come Gianfranco Rotondi scommette che «Alfano farà cadere Renzi». Un'altra ipotesi guarda alla Sicilia, dove nel 2017 si vota per la Regione.
Il progetto, portato avanti da Miccichè uomo forte di Fi nell'isola, è di riunire il centrodestra per conquistare la Sicilia, con alleato Alfano (magari come candidato). Uno scenario tra i molti possibili per i centristi alla ricerca di approdo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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