L'attacco a Matteo Salvini, questa volta, arriva durante l'omelia della Santa Messa di Natale. E non da un pulpito qualunque, ma da quello della cattedrale di Firenze. A pronunciare l'anatema contro il vice premier leghista è stato l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, che è tornato a predicare l'accoglienza e a condannare il governo gialloverde per aver adottato politiche per combattere l'immigrazione clandestina in Italia. "A Betlemme - ha tuonato ieri durante l'omelia - per Maria e Giuseppe, se non ci fu posto nell'alloggio, non mancò almeno l'accoglienza in una stalla".
"La fede, lungi dall'allontanarci da questo mondo, ci chiama a una più coerente responsabilità in tutte le sue articolazioni, da quelle familiari a quelle sociali, nella vita economica e politica, attenti ai livelli intermedi delle aggregazioni sociali, specialmente là dove si esprime il servizio volontario e gratuito agli altri, come pure ai campi sempre più decisivi della cultura e della formazione, partecipi a ciò che accade accanto a noi e alle vicende che segnano la storia del mondo, impegnati nella cura della terra, la nostra casa comune". Durante la Messa di Natale l'omelia del cardinale Betori è stata interamente improntata sull'accoglienza. E non sono certo mancate pesanti critiche nei confronti del governo. Pur senza mai nominare Salvini è a lui che l'arcivescovo stava pensando quando dal duomo di Firenze chiedeva maggiore apertura nei confronti degli immigrati che, partiti dalle coste del Nord Africa, sbarcano in Italia. "Che cosa ci sta accadendo dal momento che, di fronte alle oggettive difficoltà di inserire nella nostra società persone provenienti da mondi e culture diversi, in questi anni non si è ancora riusciti a trovare forme efficaci di risposta che non siano le chiusure dei porti e l'abbandono di fatto all'illegalità, che dà origine, questa sì, a insicurezza e paura?", ha chiesto Betori. Che, poi, ha incalzato: "E non ci si dica che questo nulla ha a che fare con il Natale e con la fede".
"Quel bimbo che nasce è un Dio che si fa carne, un Dio che entra nella storia e se ne fa carico, chiedendo di esserne protagonista, gettando su di essa una luce definitiva e una potenza redentiva mediante il suo gesto di amore", ha aggiunto l'arcivescovo che, durante la predica, ha anche critica la "cultura individualista" che ora regna in Occidente. "Dobbiamo pur chiederci perché in un popolo da sempre aperto all'incontro e all'accoglienza sta prevalendo l'istinto a chiudersi nel proprio guscio, a negare ospitalità a chi viene da paesi in guerra, impoveriti dalle rapine dei potenti, stremati dalla fame - ha tuonato - c'è una radice profonda all'origine di questa chiusura ed è la cultura individualista che ha pervaso l'Occidente".
Secondo il cardinale Betori, si tratta di "quella cultura che tradisce la natura della famiglia confondendola con altro che non lo è, ostenta l'affermazione di presunti diritti individuali corrodendo il concetto di persona, penalizza le espressioni della società civile - da quelle che sostengono la vita degli ultimi a quelle che promuovono cura, cultura e saperi - e questo a vantaggio di un vieto statalismo, si fa sorda alle attese dei più deboli lasciandoli nella marginalità, giunge a permeare di fragilità il volto di una Chiesa in cui esperienze di generoso servizio si trovano a dover convivere con il devastante e vergognoso tradimento dei piccoli". "Sono alcune delle molte ramificazioni di una radice - ha concluso - che si nutre di rifiuto, di disprezzo dell'altro, negando gli orizzonti della comunione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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