Migranti, nuove partenze in direzione Italia. In 500 hanno tentato la via della Tripolitania

Haftar non blocca i trafficanti. E le navi delle Ong in zona fanno da calamita

Migranti, nuove partenze in direzione Italia. In 500 hanno tentato la via della Tripolitania

In aprile durante il primo mese di guerra a Tripoli sono partiti pochi migranti, in gran parte intercettati dai libici che ne hanno riportato a terra 270. Negli ultimi giorni i numeri si sono moltiplicati arrivando a 552 compresi un'ottantina ancora al largo delle piattaforme di estrazione francesi al largo della Libia. L'allarme per quest'ultimo gommone è arrivato direttamente al Centro di soccorso di Roma da Watch the Med, il solito centralino dei migranti, ma la zona di operazioni è quella libica.

La Guardia costiera di Tripoli è riuscita a fermarne gran parte, ma da mercoledì 150 circa sono arrivati in Italia da soli o recuperati da navi della Marina militare e di Ong.

Dopo un mese di guerra che aveva bloccato i trafficanti, impegnati al fronte o a dar man forte alle milizie che li proteggono, il mare calmo e lo stallo militare hanno fatto ripartire i barconi. Non solo: «Il 75% per cento delle partenze degli ultimi giorni è segnalata sulla costa verso il confine tunisino, dove le unità libiche del governo di Tripoli non arrivano», spiega una fonte de il Giornale che monitorizza la situazione. In particolare da Abu Kammash, in Tripolitania, ma molto vicino al confine con la Tunisia. Nell'area operano i trafficanti di Zuwara, la città costiera storico hub dei migranti, che si è schierata con il generale Khalifa Haftar (nella foto). Non può essere un caso che siano proprio loro ad avere riattivato la rotta verso l'Italia. L'uomo forte della Cirenaica, che ha attaccato la capitale, non digerisce il nostro appoggio al governo di Tripoli di Fayez al Sarraj.

Il 25% dei gommoni partono da Al Khoms, ad Est della capitale, ma in gran parte vengono intercettati dalle ex motovedette italiane donate ai libici. Il traffico degli esseri umani dalla cittadina costiera a metà strada fra Tripoli e Misurata viene gestito dai fratelli Abdallah e Miftah Nehdi. Nelle ultime 48 ore i libici hanno intercettato circa 200 migranti su almeno due imbarcazioni. Uno degli interventi vicino alle piattaforme petrolifere, a 60 miglia dalla costa, è stato effettuato da una motovedetta di Zawhia. Al comando ci sarebbe stato Abd al Rahman Mila detto Bija, che ha combattuto anche sul fronte terrestre a fianco delle unità del governo Serraj. Un ufficiale finito nel mirino delle Nazioni Unite per le accuse di collusione con i trafficanti di uomini, che mandavano i migranti in Italia.

«Le partenze continueranno fino a quando ci sarà il bel tempo. L'aumento degli arrivi dipenderà dalle navi delle Ong se torneranno o meno di fronte alle coste libiche a fare da calamita. Anche la pressione mediatica su Tripoli, porto non sicuro, gioca il suo ruolo nell'impennata degli sbarchi in Italia» spiega una fonte de il Giornale in prima linea.

La nave Sea watch 3 salpata ieri pomeriggio da Marsiglia, ha annunciato che «dopo il blocco pretestuoso dell'Olanda navighiamo per tornare alla missione di soccorso nel Mediterraneo centrale». Open arms rimane ormeggiata all'isola di Lesbo nel Mar Egeo e l'italiana Mar Jonio è sotto sequestro, per ora, a Lampedusa.

Il Viminale fa sapere che il totale dei migranti sbarcati da gennaio sono 1009 rispetto ai quasi diecimila dell'anno precedente.

Il conflitto in Libia, però, potrebbe provocare una nuova ondata di arrivi spinti dagli alleati di Haftar come rappresaglia nei confronti dell'Italia, con le condizioni atmosferiche favorevoli dell'estate e degli stessi libici in fuga dai combattimenti che sono oltre 63mila.

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