Ce l’ha fatta, nonostante le sue incertezze, la crisi del Pd e la bella prova del centrodestra. Nonostante tutto Beppe Sala ce l’ha fatta e ha battuto Stefano Parisi. Da oggi è il nuovo sindaco di Milano, unica consolazione nella nera domenica di Matteo Renzi. Una vittoria chiara, quella dell’ex commissario Expo sceso in campo col centrosinistra. Non larga come quella che si è profilata in altre città, ma alla fine oltre 17mila voti hanno separato i due schieramenti. Ed è finita 51,7 contro 48,3%. Alle 23 gli exit poll lasciavano presagire un possibile testa a testa e una partita «apertissima» come l’ha definita Sala. I due protagonisti del ballottaggio, secondo i primi dati, erano vicini, un po’ come la sera del 5 giugno, data del primo turno, quando appena 4.938 voti separavano Sala dal rivale. Le schede vere, ieri, hanno via via consolidato il suo vantaggio. A mezzanotte e venti il candidato Pd si è dichiarato vincitore: «Ce l’abbiamo fatta!» ha scritto. E dieci minuti dopo, sul fronte avverso, è stato l’ex sindaco Gabriele Albertini, oggi capolista con Parisi, a riconoscere la sconfitta, abbozzando una prima analisi: «La lista civica è stata oscurata dai partiti e non è stata valorizzata». E anche i principali esponenti dei partiti si sono subito confrontati sulla ragioni della sconfitta. Il leader leghista Matteo Salvini, ha messo in rilievo il protagonismo di coloro che «con la Lega non c’entrano niente». Simile l’analisi di Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia: «Balza agli occhi che sia la Lega sia Fratelli d'Italia, seguendo la strategia di Parisi e di Forza Italia, hanno avuto un risultato negativo. Evidentemente, Parisi ha conquistato qualche voto di centro ma non abbiamo fatto il pieno del voto di destra». Opposta la lettura di Mariastella Gelmini, capolista azzurra che è risultata la più votata due settimane fa: «Sicuramente il modello Milano funziona» ha detto l’ex ministro dell’Istruzione: «Abbiamo fatto una grande campagna elettorale, abbiamo portato Forza Italia al 20%». Parisi, intanto, ha telefonato a Sala riconoscendo la sconfitta: «Parisi mi ha chiamato e mi sono complimentato perché ha fatto anche lui un grande risultato- ha detto il neo sindaco -. Abbiamo dato una lezione di un modo di comportarsi milanese che male non fa». L’onore delle armi a Parisi è significativo. In effetti l’ex direttore generale del Comune appare sconfitto ma con onore. Secondo i pronostici di qualche settimana fa, infatti, il commissario Expo (lanciato da un volubile Matteo Renzi) era destinato a una vittoria certa e molto larga. Ed è stata la campagna intelligente e moderata di Parisi a innescare una rimonta per certi versi entusiasmante. Fino al 40,8% del primo turno, la sera del 5 giugno. Una rimonta che ieri si è fermata. «Non smettete - ha detto però Parisi ai suoi sostenitori -, noi continueremo a lavorare, staremo vicini ai nostri presidenti di zona, c’è tanto lavoro da fare. Io ci sarò e cambieremo profondamente la politica in Italia». Milano si è divisa a metà al primo turno. Poi, con due settimane di fuochi artificiali, la sinistra ha rilanciato. Parisi ha insistito col suo programma e la sua «forza tranquilla».
Il centrodestra ora deve decidere se questa è solo una sconfitta o se può essere il primo passo di una possibile rivincita. Intanto a Milano Sala è arrivato a Palazzo Marino insieme a Giuliano Pisapia accolto dalle note di «Bella ciao».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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