Mimmo Lucano, il "re di Riace": ecco le fatture che lo inchiodano

L'ex sindaco di Riace nega di aver comprato letti, materassi, cuscini e lenzuola con soldi pubblici. Ma questi documenti lo smentiscono

Mimmo Lucano, il "re di Riace": ecco le fatture che lo inchiodano

È proprio vero, Mimmo Lucano era il "re di Riace". Nel piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, famoso nel mondo per il "modello di accoglienza", "Mimì" la faceva da padrone. Era lui a dirigere tutto, come viene sottolineato nelle carte dell'inchiesta "Xenia". Era lui a dettare ordini e leggi. A fare il bello e il cattivo tempo. A provarlo alcune intercettazioni ambientali registrate negli uffici di Città Futura (ascolta qui). A parlare, il primo agosto del 2017, sono Mimmo Lucano e la sua fidata collaboratrice Cosimina Ierinò insieme ai dipendenti della cooperativa.

"Lucano e Cosimina impartiscono alle donne addette alle pulizie le disposizioni per la pulizia e la sistemazione delle abitazioni che dovranno essere utilizzate dagli ospiti del Riace Film Festival", si legge nelle carte. Abitazioni che non potevano essere date ad ospiti. Case destinate solo agli immigrati del progetto Sprar e Cas del comune di Riace. Per gli investigatori sono intercettazioni "molto importanti". E scrivono: "Lucano è infastidito dal fatto che non tutte le donne addette alle pulizie effettuano il lavoro per cui vengono pagate". Tra le donne delle pulizie anche una migrante, arrivata a Riace grazie a quel sistema di accoglienza messo in piedi negli anni dal sindaco divenuto il simbolo della sinistra. La collaboratrice di Lucano, Cosimina Ierinò, "dopo aver convocato a palazzo Pinnarò una ragazza (di colore, ndr) che lavora in uno dei laboratori, la invita a collaborare per pulire le case ma questa si rifiuta".

Le case andavano sistemate, e in fretta. Bisognava pulirle per l’arrivo degli ospiti. Lucano si preoccupa e dice: "(...) dobbiamo chiamare anche quelle due là sotto (fa riferimento ad altre due donne delle pulizie)... ma quella non vuole venire, vuole fare un poco la comandante". Afferma Lucano, che continua: "Quando facciamo la riunione le parole le faccio diventare musica!... Poi vediamo se ci riposiamo per un giorno, per due, mi riservo. Arriverà il tempo che parlo io!... omissis...". E Cosimina risponde: "Io non so dove è andata a finire ieri Talat (fonetico), non siamo riusciti a rintracciarla da nessuna parte, mi ha detto (riferito alla donna di colore) che è rimasta bloccata a Siderno, che non c'erano i pullman...". E Mimmo Lucano si arrabbia: "Chiamate pure lei per venire a pulire stamattina!". E Cosimina cerca conferme: "A chi, Talat?". E Lucano, con fare quasi minaccioso dice: "Si, te lo dico io e che dicano di no! ... Vediamo se si vogliono pagare da sole loro stesse. È vero che le paghiamo in ritardo, ce l'abbiamo questo difetto, ma arriverà il tempo in cui li risolvo i problemi e poi diamo una risposta a tutti, a Talat a Rosy... e poi vediamo se si rifiutano. Poi c'è Tahira, Gloria eeee ... come si chiama. Queste lasciatele perdere! ... poi quando non lavorano vanno a destra e sinistra a trovare raccomandazioni per rompermi le scatole...". Parla così Lucano, scocciato dal fatto che le migranti di Riace non si facciano trovare e non diano la propria disponibilità per riassettare le case dello Sprar. Case che sarebbero spettate solo ed esclusivamente ai loro "fratelli" migranti.

Lucano aveva trasformato l’accoglienza in un business. Le case destinate ai profughi venivano usate come B&B per ospitare amici e conoscenti. Acquistate, ristrutturate e ammobiliate con i soldi dello Stato. Lucano, sentito dall'agenzia Adnkronos, nega di aver comprato letti, materassi, cuscini, lenzuola con soldi pubblici e, quasi in una ammissione di colpa dichiara: "Siamo davanti ad un tentativo politico di denigrare la fiction su di me per non consentirne la divulgazione, ma non andrà in porto", dice Lucano che pensa al complotto. "Stravolgono la realtà. Dicevo che la casa non andava bene per i rifugiati perché era piccola, non era una casa che potesse accogliere famiglie con bambini. La verità è che il tema dell'accoglienza fa paura e si cerca di mettere il bastone tra le ruote ma questo tentativo politico non andrà in porto". Peccato che le carte da noi visionate dicano il contrario.

Le fatture della cooperativa "Città Futura"

Come questa fattura di 4.661,62 euro. Fattura trovata tra i documenti di Città Futura. Dalle indagini "è emerso che all’interno del faldone riportante la documentazione SPRAR 2017 è stata rinvenuta la fattura n. 29 datata 01/08/2017 emessa dalla d.i. F. P. (.....) riportante il materia ordinato". Lenzuola, tappetini per il bagno, asciugamano, teli per la doccia. Tutto materiale che non serviva ai migranti, ma agli amici. Come un frigorifero e dieci ventilatori acquistati sempre con i soldi dello Spar. 196,80 euro.

Ventilatori che servivano a rinfrescare le giornate afose dei vip in visita a Riace. Ma tutte le fatture risultano pagate con assegni postali firmati e timbrati dalla cooperativa "Città Futura". Lucano ci attacca, ma il materiale in nostro possesso sembrerebbe inchiodarlo.

Le fatture della cooperativa "Città Futura"

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