Roma - Volete ottenere «la fiducia della comunità internazionale», cioè aiuti, investimenti, soldi? E allora cominciate a «contrastare l'immigrazione irregolare». Con un pizzico di diplomazia in più, è proprio questo che Marco Minniti chiede a Tripoli. «La Libia deve liberarsi dal traffico di esseri umani perché così l'Europa potrà sostenerla nello sviluppo e nei progetti per i giovani». E il presidente Fayez al-Serraj, che ieri si era detto pronto addirittura ad usare l'aviazione per bombardare gli scafisti, promette il suo impegno: «Faremo tutto il possibile per lavorare con l'Italia per sconfiggere i trafficanti di uomini e alleggerire le pressioni sulle sue coste».
Parole? Si vedrà. Intanto il ministro dell'Interno, arrivato a Tripoli con il presidente dell'Anci Antonio Decaro, incontra i sindaci di 13 comuni di quella parte della Libia controllata da Serraj e appoggiata dall'Occidente. L'idea è di un gemellaggi e «progetti per lo sviluppo», in cambio della costruzione di una frontiera efficace nel sud. I sindaci si dicono d'accordo. «Dateci una mano a chiudere i confini meridionali tramite le tecnologie e l'addestramento della guardia costiera». Ma niente campi profughi, perché «sarebbero pericolosi per la sicurezza del Paese», tuttora diviso e molto instabile.
Minniti spiega che l'Italia sarà sempre «un buon partner per Tripoli», favorirà la sua stabilizzazione politica e, grazie ai fondi Ue e all'esperienza dei nostri sindaci, cercherà di far funzionare qualche servizio pubblico nei municipi. Per contro, si aspetta più energia contro gli scafisti .Ma l'incontro sul quale il Viminale punta gran parte delle sue carte è quello del 24 luglio a Tunisi. Ci sarà il gruppo di contatto europeo, Francia, Germania, Austria, Svizzera, ci sarà Al Serraj, ma anche le autorità di Niger e Ciad, i Paesi con cui la Libia confina a sud e attraverso i quali arriva il grosso dell'immigrazione. Un vertice cruciale.
Nei propositi di Roma dovrà servire a garantire una stretta sui flussi dal sud della Libia. Un po' come ha fatto Erdogan nei Balcani, per effetto dell'accordo siglato con tutta l'Ue e imposto dalla Germania. Ma una cosa è la Turchia, governata da Erdogan con metodi discutibili. Altra è l'instabile l'Africa.
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