Con questa storia della «miss anti femminicidio», alias «miss anti stalker», riali as «miss coraggio» più di qualcuno ci ha marciato. Risultato, quando la Ventura domenica notte, nella serata finale di Miss Italia, ha avuto la sventura di comunicare a Rosaria Aprea che era stata eliminata, la 22enne di Macerta Campania (Caserta) non ha avuto la forza neppure di dire una parola.
Lei, Rosaria, «nota» per la brutta storia delle aggressioni subite da un fidanzato vigliacco, aveva creduto di poter conquistare la corona della più bella d'Italia. Glielo avevano fatto credere in molti. Invece è arrivata la fatidico frase: «Per te il concorso è finito qui». Anche se poi, colta forse dai sensi di colpa, la giuria le ha assegnato la fascia di «Miss Eleganza». Quella «eleganza» che alcune colleghe di Rosaria hanno mostrato di non avere, e ci riferiamo alle concorrenti che a Jesolo l'hanno bollata come «favorita» in quanto «caso umano».
Un atteggiamento che, al di là dell'ipocrita solidarietà di facciata, ha ferito Rosaria. Che però - e anche questo va detto francamente - un po' se l'è andata a cercare, tentando ostinatamente di entrare in uno showbiz che non fa sconti a nessuno. Figuriamoci a una giovane che sognava di essere illuminata dai riflettori del successo dopo essere stata oscurata dall'ombra della cronaca nera: il suo ragazzo che la picchia fino; lei che lo perdona; lui che la ripicchia fino a spappolarle la milza; lei che lo denuncia e lo fa arrestare.
Era questo il «portato» simbolico di Rosaria sulla passerella della presunta gloria: un dramma a tinte forti buono evidentemente per colorare il battage pubblicitario, ma non sufficiente per dipingere sul petto di Rosaria la fascia di «regina» del concorso più bello d'Italia. Che poi di «bello» ha davvero poco, se ha finito - più o meno inconsapevolmente - con lo strumentalizzare parole già fin troppo strumentalizzate come «femminicidio» e «stalker».
Ma ieri, nel day after , Rosaria si è tolta qualche sassolino dalla scarpa tacco 12. Ai giornalisti ha detto di essere rimasta «delusa» dalla «falsità» di alcune persone che hanno condiviso con lei questi giorni di gara a Jesolo.
In privato, lontano dai cronisti, con sua madre e il suo avvocato di fiducia, Carmen Posillipo (pure lei non meno avvenente di una miss ndr ), ha usato termini ben più duri, riciclando il termine «stalker» ma non in riferimento a quanto patito per colpa della brutalità dell'ex convivente, ma in relazione alle «cattiverie» subite dalle «amiche» miss. Il tutto ben sintetizzato dallo sfogo di Rosaria: «Ho nettamente avvertito sulla mia pelle il mugugno delle altre colleghe che mi hanno accusato ingiustamente di essere favorita dalla mia cicatrice sulla pancia, simbolo nella lotta delle donne contro la violenza».
Perfino la neo Miss Italia, Clarissa Marchese, alla vigilia del verdetto finale, appariva infastidita dall'attenzione mediatica nei riguardi di Rosaria, tanto da dichiarare al quotidiano Leggo : «Mi chiede di Rosaria Aprea? Mi permette di non risponderle, di lei se n'è parlato anche troppo».
Sulla stessa «linea» anche un'altra aspirante miss, Michelle, 28 anni, madre casertana, padre venezuelano, modella e istruttrice di fitness e veterana dei concorsi di bellezza (ma non ammessa alla finale di Jesolo): «Ho conosciuto Rosaria durante le prefinali. Sono solidale con lei, ma il suo caso è oggettivamente un vantaggio. O meglio, diciamo, pure è un suo punto a favore». Alla faccia della «solidarietà» femminile.
Fischiano le orecchie a Rosaria: «Intorno a me - conferma al Giornale - ho avvertito tanta ipocrisia: solidarietà di facciata davanti e giudizi negativi alle spalle.
Mi sarebbe piaciuto proseguire nella mia battaglia, ma non è stato possibile». A parziale consolazione arrivano le rassicurazioni di Simona Ventura e Patrizia Mirigliani: «Rosaria ha portamento, classe, quando sfila. Non ci dimenticheremo certo di lei». Giù le mani dal politically correct.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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