"Missile neonazi per uccidermi". Ma la Digos smentisce Salvini

Così il leader leghista sull'arsenale sequestrato all'ultra destra. I pm: non risulta

"Missile neonazi per uccidermi". Ma la Digos smentisce Salvini

Si chiama Matra, è un missile di produzione francese finito alle forze armate del Qatar e da lì chissà come in un capannone in provincia di Pavia, affittato da un gruppo di neofascisti torinesi. Potenzialmente il Matra è micidiale, anche se nelle mani del gruppetto dell'ultradestra aveva poche possibilità di utilizzo: perché è disinnescato, e soprattutto perché è un missile aria-aria, che può essere lanciato solo da un aereo. Di certo c'è che il missile francese è già entrato nell'orbita della politica italiana, protagonista di un corto circuito che ha per protagonista il ministro dell Interno Matteo Salvini: che si autodindica come bersaglio del Matra, salvo venire smentito praticamente in diretta dalla questura di Torino.

Il ritrovamento del missile era avvenuto era avvenuto tre giorni fa, nell'ambito di una indagine della Digos del capoluogo piemontese ed era passato quasi inosservato, nonostante che il Matra fosse il pezzo forte di un arsenale abbastanza impressionante. Al sequestro, gli investigatori erano arrivati seguendo le tracce di un gruppo di estremisti di destra, legati anche ai settori ultras della curva della Juventus e reduci dalla partecipazione agli scontri in Donbass tra milizie filorusse e filoucraine.

Ieri pomeriggio, però, il vicepremier Matteo Salvini riaccende l'attenzione sull'arsenale sequestrato dalla Digos: tutto nasce secondo il ministro da «una minaccia dettagliata, un gruppo che attentava alla mia vita. L'ho segnalata io, era una delle tante minacce che mi arrivano ogni giorno. Sono contento che sia servito a scoprire l'arsenale di qualche demente». Si tratterebbe, in questa ricostruzione, di uno schema piuttosto intricato. A controllare l'arsenale sarebbe un gruppo di estremisti di destra, compreso un ex candidato di Forza Nuova: un mondo che con le posizioni di Salvini ha avuto recentemente punti di contatto. Ma che si troverebbe contrapposto al leader leghista sulla questione del Donbass: i miliziani neofascisti sono schierate accanto alle truppe ucraine, e avrebbero messo Salvini nel mirino per punirlo del suo allineamento con il premier russo Vladimir Putin.

Di questo complesso scenario geopolitico però non c'è traccia nelle indagini della questura e della Procura di Torino.

Secondo le quali in realtà il missile non era destinato ad essere usato in alcun modo, men che meno in Italia, ma ad essere venduto al migliore offerente sul mercato delle armi candestino. «Abbiamo qualche idea sulla destinazione del missile ma nessun riscontro», aveva detto il questore torinese Giuseppe De Matteis. E anche ieri sera nessuna conferma arriva alle parole del ministro leghista.

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