Ora è tutto è chiaro. Gli «amici» di Bruxelles e dintorni ci hanno, come sempre, preso in giro. L'importante poltrona di Commissario agli affari esteri dell'Unione Europea assegnata alla giovane Federica Mogherini su intercessione di Matteo Renzi non è stata una conquista, ma come direbbero a Roma, una mezza «sola». Eh sì perché invece di occupare un posto prestigioso la povera Mogherini si ritrova incastrata su una poltrona per due, una poltrona da condividere con l'ingombrante e persistente presenza di un predecessore chiamato Lady Ashton. Per capire il trucco basta osservare quanto sta succedendo a Vienna. Nella capitale austriaca è in corso l'ultima fase del cruciale negoziato nucleare tra l'Iran e il cosiddetto «5 più 1», le cinque grandi potenze rappresentate nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Russia, Cina, Inghilterra e Francia) con l'aggiunta della Germania. Un negoziato durante il quale - in base alle regole istituzionali sancite dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu - l'Alto rappresentante per gli Affari esteri della Ue ha il compito, non indifferente, di trattare a nome dei «5 + 1».
Federica Mogherini a Vienna però non è mai arrivata. All'ex ministro italiano, titolare dal primo novembre della carica di rappresentante dell'Unione Europea, non viene riconosciuto il diritto - o la capacità - di gestire una questione tanto delicata ed importante. Al suo posto imperversa ancora, nonostante un mandato scaduto da tre settimane, l'inossidabile Lady Ashton. Martedì è stata lei ad accogliere a Vienna il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif per discutere fasi e snodi del negoziato. E sarà lei - e soltanto lei - a presentare a Zarif le proposte dei 5+1 fino alla conclusione dei colloqui fissata, in teoria, per lunedì. L'importanza del ruolo lasciato in gestione alla Ashton è difficilmente trascurabile. Una positiva conclusione del negoziato potrebbe innescare un riavvicinamento tra Washington e Teheran, imprimere una svolta nella guerra allo Stato Islamico e aprire le porte, ad una soluzione politica del conflitto siriano mediata dall'Iran. La trattativa di Vienna potrebbe insomma cambiare il corso degli eventi mediorientali e garantire un posto nei libri di storia ai suoi protagonisti.
Peccato soltanto che dalla rosa di quei protagonisti sia stata preventivamente esclusa la nostra Commissaria. A giugno, non appena circolata voce di una sua possibile candidatura, i rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Inghilterra e Germania si sono affrettati a ratificare un documento che chiedeva all'Unione Europea di lasciare il ruolo di mediatore nelle mani della Baronessa Ashton almeno fino al 24 novembre. Uno sgarbo giustificato forse dalla necessità di garantire la continuità dei negoziati, ma difficilmente digeribile dal punto di vista istituzionale. Eppure Bruxelles l'ha accettato senza fare una piega. E probabilmente continuerà ad accettarlo anche se i negoziati dovessero, come molti prevedono, esser prorogati per altri mesi. La prima a saperlo deve essere proprio Lady Ashton.
Interrogata sulla possibilità di un' ulteriore estensione del suo mandato «fantasma» la Baronessa non si è fatta a problemi a garantire la propria disponibilità. «Mi è stato chiesto - ha detto - di continuare fino a quando il lavoro sarà concluso». Con buona pace di una accondiscendente e remissiva Federica Mogherini lasciata a scaldar la poltrona dell'ufficio di Bruxelles.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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