Monete con truffa a Expo Sala indagato e archiviato

A ottobre il commissario vicino alla candidatura a sindaco di Milano per il Pd è stato denunciato dall'azienda che ha prodotto le medaglie ufficiali. Per lui niente processo

Monete con truffa a Expo Sala indagato e archiviato

Il suo nome è stato scritto migliaia di volte in questi anni, ma non era ancora finito sul registro degli indagati. Ora, proprio nei giorni del suo passo avanti per la candidatura a sindaco di Milano per il centrosinistra, ci è finito dopo una denuncia per truffa. E se è vero che il procuratore aggiunto Giulia Perrotti ha chiesto di archiviare la pratica, il nome di Giuseppe Sala, commissario unico di Expo, è destinato a far discutere. Soprattutto perché a molti politici, anche con nomi importanti, è bastato essere sotto la lente dei magistrati per vedersi costretti a lasciare cariche e incarichi. E poi magari scoprire anni dopo che non avevano commesso alcun illecito.

Adesso tocca anche a Sala essere su questo palcoscenico a causa di una moneta, anzi di alcuni milioni di «Expocoin». Una vicenda il cui protagonista è l'imprenditore Sandro Sassoli che aveva firmato un contratto con Expo Spa per la vendita delle monete ufficiali. Un gadget che doveva essere commercializzato all'interno del sito di Rho e che secondo le previsioni doveva essere uno dei più venduti. Si parla di milioni di pezzi, contro un dato reale di molto inferiore al milione. Il perché sia andata così male è proprio la materia del contendere. Ed è qui che è scattato il ricorso alle toghe di Sassoli che non solo non ha guadagnato quanto sperato, ma a fine mese dovrebbe anche versare a Expo mezzo milione di euro di penale per non aver venduto il numero minimo concordato.

Il 12 ottobre, dunque, l'imprenditore ha deciso di presentare una denuncia-querela per truffa contro Sala e alcuni suoi fidati collaboratori che (secondo lui) lo avrebbero indotto a firmare il contratto, comprensivo della clausola da poco meno di 500mila euro, per poi non fornire i punti vendita pattuiti. Causando così, secondo la versione dell'imprenditore, un grave danno. Per questo nella denuncia non c'è solo il nome del commissario unico, ma anche di Pietro Galli, il manager responsabile degli incassi da marketing, vendite dei biglietti e sponsorizzazioni dell'Expo 2015, già finito agli onori delle cronache grazie al settimanale l'Espresso dove Paolo Biondani aveva ricordato la sua condanna definitiva a due anni per bancarotta fraudolenta. Ma nonostante questa macchia sul curriculum, Galli era stato scelto per uno dei ruoli chiave della manifestazione. I dirigenti citati nella denuncia, comunque, al momento non risultano indagati. Le indagini della Procura milanese sono state rapide: la denuncia è stata presentata il 12 ottobre e il 2 novembre il pubblico ministero ha già ritenuto che non ci fossero gli estremi per procedere in sede penale e ha firmato la richiesta di archiviazione. Un gesto che sembra indicare l'intenzione di non affrontare la questione in un tribunale penale.

Sala non sembra dunque destinato ad affrontare un processo per truffa, né la richiesta di risarcimento da 25 milioni di euro, anche se Sassoli è convinto che i documenti forniscano le prove della presunta truffa. Questa disputa però potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di grane giudiziarie che hanno riguardato l'evento nel suo complesso e non solo Expo spa.

Già ci sono altri imprenditori che hanno aperto contenziosi di vario grado con le aziende che si sono occupate della costruzione di alcuni padiglioni per lavori eseguiti e poi non pagati. Così come quelle emerse già mesi fa sulla gestione degli spazi, anche in questo caso senza coinvolgimento diretto di Expo spa, del padiglione Basmati.

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