Morra e Salvini alla corte (segreta) dell'estrema destra

Viaggio nel Foro 753, centro sociale di estrema destra, dove si sono recati il senatore grillino e il leader della Lega Nord (prima delle Europee)

Morra e Salvini alla corte (segreta) dell'estrema destra

Un centro sociale? Un movimento politico o una palestra? Il Foro 753 è tutto questo ma anche molto di più. Nasce originariamente nel 2003 in via Capo d’Africa, vicino al Colosseo, con l’occupazione di un ex casa del popolo di cinque piani, abbandonata dagli anni ’50. Un po’ un paradosso che un edificio che nel Dopoguerra ha ospitato compagni e partigiani, nel ventunesimo secolo sia stato riqualificato da un gruppo di militanti di estrema destra.

Il nome del centro sociale, infatti, richiama l’anno di fondazione di Roma e il concetto di foro romano come luogo di incontro e scambio di idee e posizioni differenti. L’esperienza di via Capo d’Africa dura però solo due anni, come spiega Giacomo Mondini, uno dei responsabili del Foro: “L’edificio era di proprietà della Regione ma Storace non ebbe difficoltà a chiederci di andarcene e anche la sinistra con alcuni suoi esponenti, risultati poi indagati nell’indagine di Mafia Capitale, abitavano in quella zona e premevano affinché noi venissimo sgomberati”.

Il più attivo nel fare quotidianamente queste richiesta era Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni. Ma è proprio all’ex sindaco che si deve il salvataggio del Foro: “Veltroni - racconta Mondini - è l’unico che capiva, a differenza di tanti altri, l’universalità di Roma e ci assegnò questo stabile riconoscendo che le attività che avevamo posto in essere erano valide”. Nel 2007, infatti, il Foro 753 si trasferisce in via Beverino in zona Torrevecchia a pochi metri dal raccordo anulare, in una struttura non agibile che prima fungeva da garage e che è stato rimesso apposto “solo con il nostro impegno”, spiega Mondini. “Nel corso di quei due anni abbiamo posto le basi per attività che attualmente svolgiamo con una palestra di pugilato, una sala conferenza e una cucina”.

Il locale viene messo a disposizione anche degli abitanti per le feste di quartiere a prezzi agevolati, per la donazione del sangue o per le cene di raccolta fondi per Sol.id (Solidarietà Identitaria), l’associazione umanitaria del Foro che ha operato in Paesi come Siria, Kossovo e Birmania. Il Foro 753, a differenza di Casa Pound, non nasce quindi con uno scopo abitativo e non è espressione di alcun partito. “A noi – chiarisce Mondini - interessa relativamente il progetto di un singolo partito però riteniamo che sia opportuno far valere alcune istanze dentro le istituzioni e perciò guardiamo con interesse al discorso della Lega”. Molti militanti del Foro, infatti, sono stati eletti in differenti partiti di centrodestra e il centro sociale apre i suoi dibattiti a esponenti di ogni area politica tanto è vero che di recente è andato in visita strettamente privata anche il grillino Nicola Morra. Curioso è il fatto che mentre ministri come Beatrice Lorenzin e sindaci come Flavio Tosi hanno accettato gli inviti in maniera pubblica, l’ex capogruppo dei Cinque Stelle al Senato ha invece voluto tenere segreta tale partecipazione ma non è stato l’unico. Matteo Salvini, che proprio ieri ha presentato il suo progetto per il Sud, prima delle Europee è stato ad una cena del Foro durante la quale aveva prospettato la nascita di una Lega nazionale. “Noi – prosegue Mondini - non aspettiamo nessun messia e non crediamo sia vantaggioso fare il tifo per Salvini o per Tosi né ci siamo infatuati di parole d’ordine contro la globalizzazione e per la difesa delle identità e che il mondo non conforme della destra identitaria ha sempre usato”. A telecamere spente Mondini rivela di essere alquanto deluso dalle ultime mosse del segretario della Lega da cui si aspettava molto di più di una semplice lista con il proprio nome fatta con l’intento di “ricostruire insieme alla Meloni e a Forza Italia il centrodestra”.

È il Front national l’orizzonte politico cui guarda il Foro 753 che circa un mese ha ospitato il deputato francese Nicolà Bei secondo cui: “il mondo - come racconta Mondini alla fine del suo ragionamento - non è più distinguibile tra destra, sinistra e centro ma tra identitari e fautori della globalizzazione.

Sta all’uomo libero sapere dove posizionarsi e non è pensabile essere a favore dell’abolizione della famiglia tradizionale, della delocalizzazione o del lavoro a basso costo nonostante ciò che dicono Renzi o Berlusconi”.

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