Angelino Alfano ha aspettato le 18 del giorno dopo prima di parlare. In effetti, i risultati che arrivano dalle urne siciliane sono una mazzata che lascerebbe senza parole chiunque, figuriamoci un politico come lui. Non entrare nel Parlamento siciliano potrebbe rappresentare la sua fine. Il condizionale è d'obbligo vista l'innata capacità rabdomantica di scovare nuove poltrone. Eppure, con la percentuale di Alternativa Popolare sul 4%, la débâcle è comunque clamorosa.
"Il risultato siciliano è negativo. La candidatura a presidente di Micari, persona degna e rispettabilissima, ha risentito della previsione di sconfitta che ha generato una sorta di ballottaggio in una gara che pure è a turno unico. Cioè si è prodotto una sorta di "voto utile" a favore dei candidati considerati in testa", ha ammesso il leader di Ap. Che poi ha provato a immaginarsi, più che a guardare, il bicchiere mezzo pieno: "La coalizione di liste a suo sostegno ha avuto comunque un risultato dignitoso. Dentro questa coalizione noi abbiamo fatto la nostra parte e, nonostante ci amareggerebbe non entrare all'Ars, rileviamo che la percentuale siciliana è superiore alla soglia di sbarramento nazionale che è del 3%, a differenza di quella regionale che è del 5%. Ma anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati, non abbiamo rimpianti perché abbiamo fatto la scelta giusta".
E pensare che nemmeno una settimana fa il ministro degli Esteri profetizzava tronfio: "Noi siamo dell'idea che vincerà Fabrizio Micari e lui sarà in grado di governare". E ancora: "Quella di Micari è la scelta migliore contro i 5stelle: la competenza contro il dilettantismo. Micari è l'unica vera novità contro il déjà vu, gli altri due (Cancelleri e Musumeci) sono gli stessi sconfitti cinque anni fa".
Prima previsione totalmente errata. Ma Alfano non si accontentava e puntava alto: "Ap ha liste competitive, forti, rappresentative di tutte le categorie di grande potenzialità e qualificate". Saranno pure qualificate, ma non di certo rappresentative visto che la lista ha superato a stento i 60mila voti.
Nel settembre scorso, a seguito della fuga di dirigenti ed esponenti del suo partito, Alfano minimizzava: "Ci saranno tanti volti nuovi e sono certo che questo rinnovamento ci gioverà, prenderemo più voti". Altra previsione azzardata. Perché il suo feudo elettorale gli ha voltato le spalle.
E i cittadini, probabilmente, non hanno digerito la scelta suicida di allearsi con il Pd e nemmeno la linea ondivaga che ha tenuto sull'immigrazione e sullo ius soli. Sono serviti a poco i viaggi istituzionali, a spese degli italiani, per la campagna elettorale in Sicilia. Ad Alfano è rimasto solo il silenzio a fargli compagnia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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