"Un'ipocrisia paurosa". È il duro attacco di Giorgio Napolitano a chi si lamenta solo ora dell'abuso delle intercettazioni.
"Ieri sera, seguendo un dibattito in tv, c'è stata una cosa che mi ha veramente molto colpito: tutti adesso gridano contro l'abuso delle intercettazioni e l'abuso della pubblicazione, non si sa quanto fedele, dei resoconti", ha detto "Re Giorgio" ai giornalisti, "È un'ipocrisia paurosa perché è una questione aperta da anni e anni con sollecitazioni frequenti e molto forti da parte delle alte istituzioni".
Poi ha ricordato come lui stesso, quando era presidente della Repubblica, aveva provato - invano - a sollevare il tema: "Io personalmente ho messo il dito in questa piaga e non c'è mai stata una manifestazione di volontà politica per concordare provvedimenti che avessero messo termine a questa insopportabile violazione della libertà dei cittadini, dello Stato di diritto e degli equilibri istituzionali", ha spiegato Napolitano, "Chiunque, prima di ripetere le rampogne, si chieda perché fino a oggi sono sfuggiti a qualsiasi soluzione normativa. È una vicenda che si trascina in modo intollerabile".
Ieri era stato Matteo Renzi a scagliarsi per primo contro il "malcostume che dura da 20 anni". L'intercettazione della telefonata tra lui e babbo Tiziano - indagato nel caso Consip - in cui l'ex premier diceva al padre di non mentire ai pm sugli incontri con Alfredo Romeo, hanno sollevato un polverone bipartisan, ma la levata di scudi è arrivata soprattutto dalla file democratiche.
L'ultimo in ordine di tempo a difendere il segretario Pd è stato oggi Matteo Orfini, che in un'intervista all'Huffington Post ha parlato di "attacco alla democrazia":
"Siamo di fronte a un qualcosa di più profondo della gogna mediatica", ha spiegato, "Qui c'è un qualcosa che riguarda il funzionamento della democrazia italiana. L'unico obiettivo è colpire il principale partito del paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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