Morte di una povera orsa vittima dell'idiozia umana

Chi ha stecchito Daniza fa rabbia perché ha commesso un delitto. Con l'aggravante dell'ipocrisia

Morte di una povera orsa vittima dell'idiozia umana

Noi italiani siamo ingegnosi, è risaputo. Spendiamo soldi per ripopolare boschi e montagne di lupi e orsi, poi, siccome uno di essi fa la bua (ferite superficiali) a uno sprovveduto cercatore di funghi, spero velenosi, diamo la caccia all'animale aggressore - o difensore di se stesso, più probabilmente - e, col pretesto di catturarlo vivo, mediante iniezione a distanza di anestetico, gli tiriamo una «bomba» che lo uccide. Però, come siamo astuti.

La vicenda è nota. Ha riempito pagine di giornali ed eccitato gli animalisti, che temevano ciò che in effetti è accaduto, e i tremebondi nemici di Daniza (accusata di minacciare l'uomo e di avere divorato alcune pecore) che ne auspicavano l'immediato abbattimento. Questi ultimi hanno avuto soddisfazione; gli altri, invece, si disperano per la fine che ha fatto la povera bestia. Al loro dolore si aggiunge il nostro.

Cosa volete, cari amici lettori, siamo irrazionali: ghiotti di salame, quando lo affettiamo accontentiamo la gola e non pensiamo che ci accingiamo a divorare un maiale; mangiamo polli e vitelli, pesci e molluschi, senza riflettere sul fatto che erano esseri viventi e non meritavano di venir soppressi, esattamente come l'orsa di cui piangiamo la morte.

Ammettiamo la nostra colpa: siamo incoerenti. Ma chi ha stecchito Daniza suscita rabbia perché ha commesso un delitto con l'aggravante dell'ipocrisia. Gli addetti alla sua cattura avevano assicurato che avrebbero compiuto un'operazione incruenta: addormentiamo la bestia e la trasportiamo in una struttura idonea dove camperà tranquilla, regolarmente alimentata eccetera. Al contrario, l'hanno stesa. Non ci vengano a raccontare che hanno sbagliato la dose di anestetico. Non possiamo credere che fior di professionisti in campo veterinario abbiano commesso un simile errore involontariamente. Per fare perdere momentaneamente i sensi a un'orsa non è necessario iniettarle un ettolitro di liquido soporifero, ne basta poco, altrimenti crepa. Sospettiamo pertanto che in realtà non sia stata una sbadataggine fatale, ma una scelta bugiarda e cinica tesa a eliminare il grosso mammifero riducendo al minimo i margini della polemica. Un conto è ammazzare premeditatamente, un altro è farlo accidentalmente.

Se però fosse vera la versione fornita dagli «aguzzini», e cioè che la dose di anestetico era sballata per incompetenza di chi l'ha preparata, sarebbe anche peggio. Significherebbe che le istituzioni si sono affidate, per un compito specialistico, a dilettanti allo sbaraglio. In casi come questo è necessario procedere con i piedi di piombo; viceversa, abbiamo assistito a un pasticcio imbarazzante. Il cercatore di funghi per un'escoriazione l'ha messa giù dura, neanche fosse stato maciullato da Daniza, la quale intendeva soltanto proteggere i suoi due piccoli, cosa che fanno tutte le femmine di animali con prole.

Poi si è scatenato un dibattito fra sordi: gli animalisti che facevano il tifo per l'orsa viva, da una parte; dall'altra coloro che sparerebbero anche alla suocera se indossasse una pelliccia e avesse sembianze dubbie. Fra i due schieramenti si è trovata - al solito impreparata - l'amministrazione pubblica di cui conosciamo l'inclinazione più spiccata: complicare le faccende semplici. Cosicché, dopo lunghe riunioni, incontri al vertice e alla base, si è deciso un compromesso propedeutico a una scemenza clamorosa: addormentare il bestione e portarlo in cattività. Sennonché non si è calcolato, o non si è voluto calcolare, che un'orsa con cuccioli è molto aggressiva, quindi più difficile da sedare. E quando si è visto che essa era refrattaria al «farmaco», l'hanno «bombardata» riuscendo nell'impresa di ucciderla a forza di aumentare la quantità del farmaco medesimo. Nel momento in cui si sono avvicinati a lei, il suo cuore si era già fermato. Deceduta.

Ma si può essere tanto imbranati? Sì, si può esserlo anche di più. Difatti i geni trentini hanno acchiappato un cucciolo, gli hanno messo addosso non so che, allo scopo di renderlo rintracciabile, e lo hanno liberato. Cosicché il povero piccolo, che viveva in simbiosi con la madre e il fratellino, ora non ha più né l'una né l'altro, fuggito chissà dove. Uno scempio. Un monumento alla crudeltà. Una manifestazione inedita di insensibilità.

A questo punto, due ipotesi. Se i cuccioli sopravviveranno - male - e cresceranno sul territorio senza essere educati dalla mamma, ne combineranno di ogni colore e saranno stecchiti a loro volta dagli intelligentoni trentini, le cui prodezze abbiamo descritto.

Se invece soccomberanno prima di cadere in letargo, ciò avverrà in modo atroce. Condannare due orsacchiotti a perire tra orrendi tormenti è un crimine, che conferma una nostra idea: l'uomo fa talmente schifo che amarlo come se stessi è ingiusto, per non dire impossibile.

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