L'attacco choc di padre Zanotelli: "A Nassiriya nessun martire"

Il prete insulta gli italiani morti a Nassiriya: "Erano lì solo per difendere il petrolio". L'ira di Meloni: "Chieda scusa alle famiglie dei caduti". Salvini pronto a scrivere in Vaticano

L'attacco choc di padre Zanotelli: "A Nassiriya nessun martire"

Parole di una violenza inaudita quelle pronunciate oggi ai microfoni dell'agenzia AdnKronos padre Alex Zanotelli, missionario e pacifista che si è più volte schierato contro Matteo Salvini. "I militari vittime dell'attentato a Nassiriya non andrebbero definiti 'martiri'", ha detto nel giorno in cui si ricorda l'attacco alla base Maestrale in cui morirono diciannove italiani (dodici carabinieri, cinque soldati e due civili). "Noi - ha continuato - eravamo lì per difendere con le armi il nostro petrolio". "Chieda scusa alle famiglie dei nostri caduti: è il minimo che può fare", ha ribattuto Giorgia Meloni, che "da un sacerdote e missionario come lui" si sarebbe aspettata una preghiera "nei confronti di uomini massacrati e uccisi a migliaia di chilometri di distanza dai propri cari perché impegnati in una missione di pace". E il leader della Lega, Matteo Salvini, promette di scrivere in Vaticano: "Questo signore non sa quello che dice, dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa ai parenti dei nostri morti".

L'attacco choc di padre Zanotelli

A poche ore dall'attacco dei militari italiani in Iraq e, soprattutto, nel giorno in cui l'Italia ricorda i caduti a Nassiriya, padre Zanotelli rilascia una intervista al vetriolo contro i soldati in missione all'estero. "L'Iraq è davvero una grande patata bollente", tuona ai microfoni dell'AdnKronos invitando il governo a chiamarsi fuori da quel conflitto. "Non possiamo più stare in un Paese che abbiamo contribuito a distruggere", accusa il sacerdote puntando il dito contro lo Stato italiano reo di aver partecipato a una guerra "completamente ingiusta, tutta costruita sulle menzogne dell'Occidente". "Il popolo è stato annientato, tutte le relazioni sono saltate", incalza ancora invitando, quindi, il governo giallorosso e la comunità internazionale a far rientrare tutti i contingenti militari ancora presenti sul territorio. "Servono ben altre presenze per ricostruire quel territorio e rimettere in piedi quella società".

Per padre Zanotelli, poi, anche i militari che il 12 novembre 2004 sono stati ammazzati nel drammatico attentato a Nassiriya, non andrebbero definiti "martiri". "Noi eravamo lì per difendere con le armi il nostro petrolio - attacca - guardiamoci in faccia e diciamoci queste cose, anche se purtroppo in Italia sembra impossibile dirlo e costa una valanga di insulti... ma è questa la cruda verità". Nell'intervista all'AdnKronos il prete non ha filtri e getta fango su tutti: "Cosa ci stanno a fare, ancora oggi, i soldati italiani in Iraq, come del resto anche in Afghanistan? Noi occidentali li aiutiamo a fare la guerra all'Isis? Ma se in Siria abbiamo abbandonato i curdi, che hanno davvero lottato contro l'Isis...".

L'ira del centrodestra

Le parole pronunciate da padre Zanotelli non possono certo passare inosservare. Non solo calpestano l'impegno del nostro Paese per mantenere la pace in un Paese fiaccato dagli scontri interni e dagli attentati islamisti, ma gettano anche odio e livore contro militari e civili che hanno dato la propria vita per difendere questi ideali. Il deputato della Lega, Gianni Tonelli, fa notare all'AdnKronos che la Chiesa sta vivendo "un travaglio fortissimo". E punta il dito contro "sacerdoti senza il senso della misura e dell'opportunità che anziché predicare il Vangelo e difendere i valori cristiani si gettano con irruenza nella mischia politica abbandonandosi a posizioni e interventi degni di un centro sociale". Per Giuseppe Moles, vicecapogruppo di Forza Italia al Senato, è "inutile stupirsi delle indegne parole di questo pretucolo politicante con la kefiah". "Anche oggi non perde l'occasione per cercare di avere un pò di visibilità anzichè stare per la prima volta zitto - incalza poi - lo fa offendendo la memoria di italiani in divisa". Per Francesco Lollobrigida di Fratelli d'Italia, poi, certe dichiarazioni "non offendono solo la memoria delle vittime della strage, ma infangano il lavoro quotidiano di chi indossa una divisa e ogni giorno, in Italia come all'estero, rischia la propria vita per la sicurezza e la libertà di tutti noi. Zanotelli compreso". "Preti così possono far perdere la fede", ha invece ribattuto il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa, invitando apertamente papa Francesco a "esaminare le parole" pronunciate dal prete.

I distinguo della sinistra

Anche dalla maggioranza giallorossa sono arrivate prese di posizione contro padre Zanotelli. Ovviamente sono state mediate dai soliti distinguo. "Martiri? Non saprei...", commenta il piddì Emanuele Fiano. Che poi si fionda a dire: "La lotta contro l'Isis è una lotta giusta". Anche in area Cinque Stelle i toni non sono diversi. Giovanni Luca Aresta, membro della Commissione Difesa di Montecitorio, invita, per esempio, a distinguere "tra il giudizio politico e storico sulla partecipazione dell'Italia alla guerra contro l'Iraq nel 2004 e il sacrificio dei militari italiani a Nassiriya". "Quanto al primo aspetto il nostro giudizio è che la guerra fu un tragico errore - attacca - non c'erano armi di distruzione di massa e le conseguenze dell'invasione militare ci hanno consegnato un Iraq spaccato per via settaria e preda di Al Qaeda e poi di Daesh (Isis)". Poi, però, commenta: "Il sacrificio dei militari, che sono stati mandati li dal Governo dell'epoca, è altra cosa e merita il rispetto che gli stiamo tributando. La critica, anche feroce, può essere fatta ai governi ma non certo ai nostri militari".

Il figlio della vittima: "Preghi invece di dire sciocchezze"

"Padre Zanotelli farebbe bene a pregare per i caduti. Le sue parole offendono la memoria di mio padre", dice - sempre all'Adnkronos - Marco Intravaia, il figlio di uno dei carabinieri caduto a Nassiriya. Solamente ieri, l'uomo aveva commentato il nuovo attacco ai militari italiani in Iraq: "Non può che riaprire una ferita, mai rimarginata. Per me e la mia famiglia, è un dolore che si rinnova ogni volta che si verificano attentati contro i nostri militari o incidenti che li vedono coinvolti".

Lui insiste: "Non sono eroi"

"Tutto ciò serve solo ad alimentare polemiche e non risolve nulla", ha replicato però lui all'agenzia Adnkronos, "Ho semplicemente posto un problema, null'altro. Chiaramente siamo vicini alle famiglie dei militari uccisi e ci uniamo al loro dolore e alla loro sofferenza e su questo non vi è alcun dubbio". Poi però insiste: "Non sono eroi, sono parte di un sistema di guerra. Da tutta questa demagogia di guerra dobbiamo uscirne fuori, perché così ci facciamo solo del male.

Ognuno poi può pensare quello che vuole. Cristo si è fatto crocifiggere per tutti noi, è stato lui a inventare la non violenza, Gandhi ha solo seguito la parola del Vangelo. Per me è la dimensione della mia fede".

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