Ncd prepara i bagagli Pronti a trasferirsi nel Pd

La Lorenzin apre alla diaspora: "Alle Comunali liste con Renzi". La smentita di facciata di Alfano: "Noi siamo un'altra cosa". Quagliariello è furibondo: "Proposta inaccettabile"

Ncd prepara i bagagli Pronti a trasferirsi nel Pd

E come diceva Totò, quasi quasi mi butto a sinistra. Certo, il segretario nega. «Non entreremo mai nel Pd - dice Angelino Alfano a Omnibus -, siamo un movimento autonomo che si batte per le proprie idee. Renzi? Ncd è un'altra cosa». Ma siccome, spiega Gaetano Quagliarìello, «con la nuova legge elettorale l'ora delle scelte si avvicina», ecco che gli alfaniani saranno presto costretti a decidere, o di qua o di là. «Inevitabilmente» di là, teme Quagliariello. Beatrice Lorenzin sembra infatti aver già passato il Rubicone: «La gente ha bisogno come il pane di concretezza - dichiara al settimanale Tempi - Se Renzi riproduce il modello nazionale a livello locale, cioè la politica del fare come il Jobs Act, il bonus bebè, la diminuzione delle tasse, allora andiamo alle elezioni per i sindaci facendo liste insieme al Pd».

Posizione isolata o punta dell'iceberg? E il partito è pronto all'abbraccio con Matteo o si spaccherà in due tronconi? Dubbi, preoccupazioni, voci che Alfano cerca di spazzare via: «Non abbiamo nessun interesse a confluire nel Pd. Facciamo parte di un governo che sta diminuendo le tasse, aumentando gli occupati, eliminando l'articolo 18 e le imposte sulla prima casa, riaprendo la strade sul ponte sullo Stretto, facendo introdurre la responsabilità civile dei magistrati». Insomma, sostiene il ministro dell'Interno, «stiamo completando il programma del centrodestra storico». Ncd, giura, è unito: «Il gruppo è stato compattissimo sulle riforme. Sono stati smentiti tutti quelli che volevano una frana, invece siamo stati ancora una volta determinanti per la maggioranza».

Autonomi e determinanti: ma è davvero così? «Renzi è il leader della sinistra italiana - insiste il segretario - Non è di tradizione comunista e per noi questo è una garanzia, ma è pur sempre il leader di un partito della sinistra. Noi siamo un'altra cosa, siamo coloro che bilanciano nella direzione della libertà di mercato, della diminuzione delle tasse, del Sud e del sostegno alla famiglia alcuni eccessi della sua sinistra». Di più: «Se due anni fa non avessimo fondato un partito, non ci sarebbero le riforme e la ripresa».

Resta la strappo della Lorenzin, che molti considerano significativo e illuminante sul futuro del partito, nonostante la successiva rettifica del ministro della Salute: «Le elezioni amministrative hanno una loro natura locale legata a dinamiche territoriali e alla persona del sindaco». Come dire, si decide caso per caso. Una precisione che non convince uno come Quagliariello: «Abbiamo due Lorenzin, la seconda ripropone la vecchia ricetta della macchia di leopardo che ha portato alla crisi delle opzioni centriste a geometria variabile. La numero uno, invece, con apprezzabile chiarezza declina l'approdo al quale anche sul piano nazionale l'attuale strategia, per effetto della nuova legge elettorale, inevitabilmente condurrà: la confluenza nelle liste Pd».

Una prospettiva che il coordinatore nazionale di Ncd considera «inaccettabile», perché ci sono «temi etici ed economici che dividono le due culture politiche».

E mentre Enrico Costa, viceministro della Giustizia, proverà sabato in un convegno a Cuneo a rianimare l'anima liberale, Fabrizio Cicchitto rilancia la linea ufficiale: «Due cose escludiamo in modo netto, tornare a casa come Lassie, per di più in un centrodestra sempre più arrabbiato, e aderire come indipendenti del Pd». Non resta che sperare di «aggregare il centro»...

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