Nessuno vuole la Aquarius

L'Italia chiude i porti ai 141 immigrati. Spagna, Francia e Malta si tirano indietro. E l'Inghilterra le toglie la bandiera

Nessuno vuole la Aquarius

Ora la nave Aquarius è diventatata un problema per tutti: per la Spagna, per la Francia, per Malta, per l'Italia e per il Regno Unito. Nessuno la vuole. Nessuno vuole far sbarcare i 141 immigrati nei propri porti.

Ma un po' la nave delle ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere lo sapeva quando a inizio agosto ha annunciato che si sarebbe rimessa in mare perché "nessuno ci fermerà dal salvare vite umane". Lo sapeva, ma ha sfidato lo stesso i Paesi europei confidando in un cambiamento di rotta. Cambiamento che non c'è stato. Anzi: per quanto la Francia si riempia la bocca di belle parole ("l'Italia ha i mezzi per accogliere Aquarius, è necessario trovare "rapidamente" il porto sicuro) anche lei non vuole assolutamente i 141 immigrati nel suo Paese.

Dal canto suo l'Italia è stata chiara fin dall'inizio. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dichiarato fin dal primo giorno che "Aquarius non vedrà mai un porto italiano. È di proprietà di un armatore tedesco e batte bandiera di Gibilterra". Quindi al nostro governo non è mai passato per l'anticamera del cervello di accollarsi questi profughi. Lo stesso ha fatto Malta. E con un po' di ritardo anche la Spagna. "La Spagna non è il porto più sicuro perché non è il porto più vicino come stabilito dal diritto internazionale - ha detto il governo di Madrid -. La situazione non è paragonabile" a quella dello scorso giugno. Mese in cui Aquarius ha fatto arrivare a Valencia più di 600 immigrati.

Ora, a dare il colpo di grazia alla nave che batte bandiera di Gibilterra è il Regno Unito. Le autorità di Gibilterra, infatti, hanno annunciato che ritireranno a partire dal 20 agosto i permessi che consentono alla Aquarius di navigare battendo bandiera del Paese, sostenendo che l'imbarcazione si era registrata formalmente come barca di ricerche e non come nave di salvataggio. Un'accusa piuttosto forte che cambia le carte in tavola e che arriva dopo che il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli aveva twittato: "La nave è ora in acque maltesi e batte bandiera di Gibilterra. A questo punto il Regno Unito si assuma le sue responsabilità per la salvaguardia dei naufraghi".

E dopo questi inviti a prendersi le proprie responsabilità, l'Amministrazione marittima di Gibilterra fa il punto e assicura di non aver mai dato alla Acquarius il permesso di operare come nave di salvataggio. Ma non solo. A loro dire, a giugno e luglio di quest'anno ha chiesto formalmente alla nave di "sospendere le operazioni" e tornare al suo status della registrazione originaria. Ma Aquarius non ha dato retta ed è andata dritta per i suoi mari. Così oggi è arrivato lo stop da Gibilterra. "Dato che i gestori dell'Acquarius non hanno informato né richiesto l'approvazione dell'Amministrazione marittima di Gibilterra per la ripresa di tali attività di salvataggio - scrivono le autorità - hanno ricevuto un avviso con data di risoluzione stabilita per il 20 agosto 2018". A partire da questa data, quindi, "la nave non figurerà più nel registro di Gibilterra" e tornerà a battere bandiera del proprietario che figura nella documentazione presentata nel 2009, ossia la Germania. Una bella gabola, insomma. Gabola nella quale - soltanto ora - compare anche una timida Angela Merkel che presto potrebbe vedersi entrare in casa i 141 immigrati.

Intanto, la

cancelliera non ha ancora affrontato questa situazione. Si è limitata a dichiarare che "le trattative" per il respingimento dei migranti "con la Grecia sono a buon punto, con l’Italia stiamo negoziando ma occorre ancora tempo".

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