A noi i divieti Ue, agli altri libertà di veleno

Ci sono partner europei che non si fanno problemi se i loro prodotti alimentari possono avvelenare i consumatori

A noi i divieti Ue, agli altri libertà di veleno

Ci sono partner europei che non si fanno problemi se i loro prodotti alimentari possono avvelenare i consumatori. Tanto, sono consapevoli che Bruxelles, sempre in prima linea a bacchettare e penalizzare l'Italia (regina della produzione alimentare), se le prenderà comoda prima di punire i mancati controlli. Lo scandalo delle uova, prodotte in Olanda e contenenti l'insetticida Fipronil, vietato nella produzione di cibo per uomo, è sì rimbalzato su tutti i media, ma soltanto dopo che quasi un milione di pezzi erano già stati distribuiti sul mercato. E così Belgio, Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Regno Unito, Austria, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Danimarca, a cui si aggiungono Svizzera e Hong Kong hanno nei loro supermercati questi prodotti a rischio. Anche l'Italia è nella lista dei paesi che hanno ricevuto uova dalle aziende coinvolte nello scandalo, tuttavia questo non significa che siano arrivate uova contaminate.

Com'è possibile che un numero così importante di prodotti alimentari a rischio abbia potuto circolare liberamente? E' la mancanza di controlli, in primis del Paese produttore e poi dall'Unione europea. Non a caso il Belgio ha accusato i Paesi Bassi di aver trovato tracce di Fipronil già nello scorso novembre. Quasi un anno fa, ma nessuno se n'è preoccupato. «Siamo di fronte a una frode ha detto il ministro dell'Agricoltura belga I responsabili devono essere duramente puniti dalla giustizia». Forse lo saranno, ma non è questo che ci indigna. Vogliamo ricordare, solo per onore di cronaca, quanto Bruxelles stia vessando il made in Italy? E parliamo soltanto di prodotti alimentari, cioè un'eccellenza che tutti ci invidiano. Anzi, forse perché ci invidiano non perdono mai l'occasione per ostacolarci. Con norme e regolamenti assurdi. Gli euroburocrati rincorrono i diametri delle zucchine e le lunghezze delle banane. E fin qui possiamo sorridere per le scelte grottesche. Come per le quote latte: vietato superarle, se il mercato italiano ne domanda di più bisogna importarlo, altrimenti scattano multe salatissime. Poi, quando minacciano i nostri produttori e la qualità del made in Italy la musica cambia. I cittadini europei sono grandi consumatori di alimenti italiani e questo dà sicuramente fastidio a chi non può concorrere con la nostra qualità. E allora via libera al falso Parmigiano, o Parmesan come l'hanno chiamato i tedeschi, con grave danno ai nostri produttori. E come dimenticare il caso controverso del Tocai. Da decenni il Friuli era il principale produttore di questo vino bianco secco, ma l'Ungheria che produce un vino con lo stesso nome, anche se dolce e liquoroso, ha ottenuto dalla nostra amata Bruxelles la denominazione esclusiva, tanto che il Tocai italiano oggi ha il nome «Friulano». Ma non è finita. Quest'anno è arrivata pure dalla Ue l'«etichetta nutrizionale a semaforo» sugli alimenti.

Indovinate chi ci rimette ancora? Il made in Italy, naturalmente. Quasi l'85% dei nostri prodotti Dop sarebbe bocciato, secondo Coldiretti, soprattutto le nostre specialità: Grana Padano, Parmigiano reggiano, Prosciutto di Parma. Che dire? Grazie Europa.

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